Abstract:
La ricerca concentra l’attenzione su prodotti letterari pubblicati a un anno dall’11 marzo 2011, enfatizzando così il primo impatto che la triplice catastrofe di sisma, tsunami e meltdown nucleare alla centrale di Fukushima Daiichi ha avuto sulla produzione letteraria giapponese. L’analisi indaga forme, stili e contenuti di quella che potrebbe essere definita “letteratura delle macerie” (Trümmerliterature) per citare il termine utilizzato da Tachibana Reiko nel descrivere le prime risposte letterarie tedesche a Shoah e Seconda Guerra Mondiale. In questa nuova prospettiva, la “letteratura delle macerie” post-3.11 fornisce una prima trasposizione letteraria del trauma subìto dalle vittime, dando vita alla prima letteratura testimoniale sull’11 marzo.
Questo studio mette in luce il delicato rapporto tra letteratura e prodotto testimoniale attraverso l’analisi di alcuni espedienti letterari atti a dipingere il disastro del 3.11. Ogni capitolo indaga autori diversi che danno vita a diverse forme testimoniali: Wagō Ryōichi, Gen’yū Sōkyū, Abe Kazushige, Kawakami Mieko, Takahashi Gen’ichirō, i quali costituiscono l’opportunità di muoversi letterariamente - e geograficamente - attraverso il Giappone post-3.11. Tutti i prodotti letterari sono collegati da un fil rouge che, in ultima analisi, unisce Fukushima ad Hiroshima sottolineandone il comune denominatore di città esposte alla radioattività.
Come ultima nota, l’influenza del trauma nella produzione letteraria e testimoniale è messo in evidenza attraverso i più recenti studi di psicotraumatologia applicati alla letteratura, sottolineando così il sottile confine tra veridicità storica e rappresentabilità letteraria alla base dell’ “etica del disastro”. Il tentativo di definire il ruolo e l’impegno che ogni autore dimostra nei confronti della catastrofe del 3.11 si esplica nella caratterizzazione di differenti figure testimoniali: la letteratura rappresenta in questo senso il punto di incontro tra la testimonianza autoriale e l’attendibilità dei fatti storici.