Abstract:
La risorsa idrica, fondamentale per il benessere di ecosistemi e società umane, è al giorno d’oggi minacciata da numerose pressioni di origine antropica e naturale (FAO, 2017; Du Plessis, 2017). Le pressioni umane derivano da diverse attività consuntive e, tra queste, l’agricoltura ha un ruolo preminente (EEA, 2017). Pratiche agricole di tipo intensivo hanno provocato nel corso degli anni situazioni di sovrasfruttamento e degradadazione delle acque dolci in diverse aree del pianeta, portando a condizioni di deficit idrico e scarsità di acqua per l’uomo e per l’ambiente (FAO, 2017). A ciò si aggiungono le pressioni legate ai cambiamenti climatici, che stanno determinando importanti modificazioni dei normali regimi idrologici a livello globale e regionale (IPCC, 2013; Min. Ambiente, 2014). Diversi studi hanno dimostrato che l’adozione di sistemi agricoli alternativi a ridotto apporto di risorse esterne (LIFS) può diminuire in modo efficace le pressioni attuali dell’agricoltura sulla risorsa idrica (Azadi at al, 2011), garantendo al tempo stesso una maggiore resilienza futura ai cambiamenti in corso (Biala et al, 2008).
Il presente studio si inserisce in questo contesto, valutando il processo di produzione biologica di un cereale minore, il farro monococco (T. monococcum), dal punto di vista dell’impatto sulla risorsa idrica. I consumi idrici durante il periodo di crescita sono stati valutati attraverso la metodologia Water Footrpint (Hoekstra et al, 2011). Il metodo è stato applicato a livello di singola azienda in 7 casi studio distribuiti sul territorio della Pianura veneta, per due diversi anni di crescita (2015/16 e 2016/17). I risultati ottenuti per le due annate agrarie sono stati messi a confronto tra loro, considerando anche la distribuzione delle aziende in diversi settori di pianura (alta, media e bassa) (ARPAV, 2008) e sono stati utilizzati per ricavare un dato di rilevanza regionale, confrontato con valori di WF derivati dalla letteratura (Marini, 2013).