Abstract:
La tesi si propone di indagare le differenti posizioni tra i socialisti padovani di fronte allo scoppio della Prima guerra mondiale e il dibattito interno alla Federazione provinciale.
Il primo capitolo ricostruisce la storia, a partire dalle origini, del movimento socialista nella provincia e il contesto socio-economico in cui esso si sviluppa.
Nel secondo capitolo si esplorano i mesi delle neutralità attraverso le lenti del settimanale della Federazione provinciale padovana del Psi, «L’Eco dei Lavoratori».
Nel terzo capitolo si prendono in esame gli anni di guerra, in cui si registra – nel 1917 – un’ondata di proteste popolari contro carovita e continuazione del conflitto, in special modo nella Bassa provincia. Per quanto riguarda l’attività dei socialisti locali in questi anni, venendo a mancare le fonti pubblicistiche e archivistiche locali (il giornale cessa le pubblicazioni e la Camera del lavoro chiude i battenti) si adotta qui una prospettiva prosopografica, tentando di ricostruire le traiettorie di alcuni militanti grazie ai fascicoli conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, nel Casellario politico centrale e nel Gabinetto di Prefettura.
Nel complesso emerge come a Padova non trovò spazio il disfattismo rivoluzionario organizzato: nonostante il malcontento dei ceti subalterni, ai dirigenti socialisti mancano innanzitutto i numeri e in secondo luogo una visione conseguentemente rivoluzionaria per guidare le masse verso qualsiasi forma di opposizione politica che sia qualcosa di più di un’esplosione spontanea subito soffocata dalla repressione.
Non si formano quindi durante il periodo bellico, a differenza che in altre città italiane, nuclei consistenti di “nuova sinistra”, destinati a entrare in seguito nel Partito comunista: i pochi militanti che nel 1921 daranno vita alla sezione locale del PCd’I saranno, a Padova, quasi tutti “uomini nuovi”, giovani che non avevano incarichi di rilievo nella locale Federazione del Psi.