Abstract:
Partendo da un lato dalla premessa che all’Occidente esiste una negativa immagine dei Balcani, come dell’Altro d’Europa (Goldsworthy, Todorova) e dall’altro lato che ogni campo (Bordieu) e mercato letterario richiedono dagli scrittori immigrati che ci si collocano di rappresentare la propria cultura in un determinato modo (Huggan, Pisac), nella mia tesi analizzo le immagini delle città nella prosa degli scrittori migranti post-jugoslavi (Tasić, Obreht, Goldsworthy, Slapšak, Mimica, Hemon, Štiks, Nović, Štivičić). La scelta di mettere proprio la città al centro d’attenzione si giustifica tramite il fatto che essa « registra l’attegiamento di una cultura e di un’epoca di fronte agli eventi fondamentali della sua esistenza » essendo una delle « maggior[i] opere d’arte dell’uomo » (Mumford). Dato che la città è un fenomeno complesso, per l’analisi della sua immagine ho usato un approccio multidisciplinare. La tesi è suddivisa in due parti, ciascuna corrispondente a uno degli aggettivi presenti nel titolo: la prima e principale parte riguarda le città d’emigrazione, irrevocabilmente ‘perse’, mentre nella seconda parte analizzo l’immagine delle città d’immigrazione, spesso non scelte deliberatamente ma ‘trovate’ (casualmente). Viene esplorato il rapporto tra l’immagine di ognuna delle città prese in considerazione e la sua rappresentazione pre-esistente, creata da parte dei medie e delle letterature straniere, ma qualche volte anche tramite processi di auto-orientalizzazione.