Abstract:
Il tema del lavoro è l’educazione, quella impartita dalla famiglia e quella più specificatamente scolastica.
Dopo un parallelo con il sistema di istruzione greco, viene delineato come si organizzava quello romano, diviso, come oggi, in scuole primarie, secondarie e superiori. Il ludus litterarius era diretto dal magister, che si occupava principalmente di impartire l’insegnamento della lettura e della scrittura. La scuola secondaria era presieduta dal grammaticus, che leggeva testi di autori autorevoli della tradizione per insegnare la recte loquendi scientia, cioè il parlare bene. La scuola del rethor infine dava la possibilità agli studenti di affinare la propria preparazione nell’oratoria, fondamentale per coloro che avessero ambito ad una carriera illustre.
Posto che, rispetto al sistema scolastico greco, le scuole romane non introducono particolari cambiamenti, il focus dello studio si concentra su dei casi esemplificativi di scuole del I sec. a.C. che, al contrario, avevano portato forme di innovazione nel loro programma e negli insegnamenti che offrivano. La particolarità di queste scuole sta nel fatto che esse vennero chiuse, in apparenza perché portatrici di novitas, ma in realtà per motivi politici: si tentava di screditare coloro che aprivano queste scuole o personaggi ancora più influenti a loro legati, come nei casi di Plozio Gallo e di Cecilio Epirota, usando come pretesto il fatto che questi incoraggiavano un ambiente in cui circolavano idee pericolose per la pars politica al potere.