Abstract:
Il 39 presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, adottò una politica incentrata sui diritti umani, portandolo a scontrarsi con l’Unione Sovietica in tutto il mondo. All’inizio della sua presidenza Carter non vedeva il comunismo come una minaccia, ciò allietò il PCI che stava cercando di entrare nel governo e credeva nel benestare da parte del neoeletto presidente americano.
Il risultato delle elezioni del 1963 indicò uno spostamento verso il centro sinistra. La DC, partito di maggioranza subì una diminuzione del 4% del proprio consenso. Il PCI ne uscì vittorioso con il 2,6% in più dei voti. Gli anni 60 allarmano il PCI, sia sul piano nazionale(situazione nelle fabbriche, il 68, nuove formazioni politiche di estrema sinistra), sia sovranazionale(legame con URSS, Primavera di Praga). Nel Partito nacquero diverse correnti: la destra di Amendola, il centro del segretario Longo, la sinistra di Ingrao e l'estrema sinistra del Manifesto. I motivi di divisione con Il Manifesto riguardano i fatti di Praga, che tutti condannano ma che la sinistra estrema vorrebbe usare per rilanciare il progetto di una rivoluzione mondiale.
Il punto di svolta fra i due paesi avvenne il 12 gennaio 1978, quando Carter ammonì a non perseguire governi “in coalizione” col PCI. La dichiarazione servì per contrastare in Italia e in Europa un’interpretazione errata sulla cosiddetta “apertura” ai comunisti. La sua posizione non facilitò il dialogo, né la possibilità di costruire ponti di comprensione.