Abstract:
Nel 1990 Joseph S. Nye coniò l’espressione «soft power» per definire la capacità di uno Stato di ottenere i risultati desiderati mediante l’attrazione e non la coercizione. Secondo la sua definizione il soft power si basa principalmente sull’attrattiva della cultura, dei valori politici e della politica estera di un Paese. Benché la definizione di Nye possa sembrare più adatta alle democrazie di stampo occidentale, al giorno d’oggi tutti i governi mirano ad incrementare il proprio soft power e investono molte risorse in esso.
Lo scopo di questa tesi è analizzare in che modo la Russia si è avvicinata a questo concetto e come il soft power viene esercitato dalla Federazione.
Dalla panoramica storica presentata, emerge che il soft power è divenuto una priorità per il Paese già negli anni duemila, tuttavia una definizione ufficiale è stata elaborata solo nel 2012. Inoltre, avvicinandosi al concetto di Nye, le autorità russe hanno sviluppato una concezione di soft power diversa, de-occidentalizzata. Infatti, il Paese ha interpretato il concetto classico alla luce del proprio background storico, socio-economico e politico. Di conseguenza, il soft power russo è un concetto ampiamente più pratico rispetto a quello di Nye.
Inoltre, la tesi fornisce un’analisi dei principali attori del soft power russo. Benché Rossotrudničestvo, la Fondazione Russkij mir e la Chiesa ortodossa rivestano un ruolo fondamentale all’interno della strategia russa, particolare attenzione è prestata ai mass media. Essi vengono esaminati in tutte le loro componenti: sia quelle tradizionali (televisione, giornali, radio), sia quelle più recenti legate a Internet, come blog e siti web. Infine, vengono presi in considerazione come casi di studio RT E Sputnik.