Questo lavoro intende esplorare l'immagine di Venezia nell'opera dello scrittore e pittore americano Francis Hopkinson Smith (1838-1915) facendo riferimento soprattutto alla sua opera più significativa che è il travelogue intitolato 'Venice of To-Day' pubblicato nel 1895, e successivamente ripubblicato con il titolo 'Gondola Days' nel 1897. Smith si colloca all'interno di una più vasta tradizione di scritti e dipinti che vede Venezia posta al centro di un paesaggio immaginario, inseguito, visitato e costantemente ri-definito da una moltitudine di artisti americani che si recano nella città lagunare nel corso dell'Ottocento. Attraverso lo sguardo di questi artisti, scrittori e pittori, la cultura americana ha declinato le infinite possibilità di rappresentazione di questa città muovendosi lungo una vasta gamma di letture che spaziano dalla più tipica visione pittoresca ad una visione più complessa e problematizzante di Venezia rappresentata ad esempio, da Sargent in pittura e James nella letteratura. Hopkinson Smith, scrittore e pittore molto popolare nel contesto culturale americano di metà Ottocento, presenta nelle sue opere un'immagine di Venezia che ben riflette la continua tensione vissuta dalla città tra la rappresentazione stereotipata della propria peculiarità e gli inevitabili cambiamenti apportati dalla modernità che irrompe nel paesaggio veneziano nel corso dell'Ottocento. La Venezia di Smith rappresenta un tentativo di mediazione tra le molteplici letture che il mondo anglo-americano ha dato della città lagunare e che vengono espresse da una serie di elementi presenti nell'opera di questo autore: il senso dell'esotico e del pittoresco, la presenza di un passato che paradossalmente sottolinea l'a-temporalità della dimensione spaziale veneziana, il volto di una città sospesa fra luce, colore e acqua che è al tempo stesso artefice e vittima della propria rappresentazione. Smith alterna descizioni pittoresche e implicitamente stereotipate ad una visione più fresca e intuitiva della città colta anche nei piccoli segni della modernità.
The aim of this work is to examine the image of Venice in the works of Francis Hopkinson Smith (1838-1915), especially in his most extensive work on Venice, the illustrated travelogue 'Venice of To-Day' which was published in 1895. An engineer, a painter and a writer, Smith was a popular figure in the cultural landscape of nineteenth century America, and like many other American artists he fell under the spell of the 'Queen of the Adriatic'. For more than twenty years, Smith spent every summer in Venice, painting an impressive numbers of Venetian views, mostly watercolors and charcoals, which he would display (and then sell) in highly successful exhibitions in the United States. Nineteenth century American culture viewed Venice as the exotic place 'par excellence', a place where the presence of the past could be fully perceive and which represented the quintessential essence of the picturesque. On the one hand, Smith's representation of Venice was widely influenced by the interpretative conventions of the culture he belonged to, but on the other hand, as the title of his travelogue suggests, he tried to offer a fresher and more authentic view of a city, which had to face the changes brought by modernity. Through the magnifying lens of Smith's writings and watercolors representing Venice, we are given the possibility to explore the way in which American culture perceived and represented this peculiar city both as a real place and an imaginary one.