Abstract:
Sono numerosi i filosofi che si sono posti il problema dell’onnipotenza divina e lo stato del Creatore dopo aver dato alla luce il mondo e con esso la vita. Tra questi, alcuni si sono ritrovati con il definire Dio come una figura non più onnipotente e completa in sé stessa, ma dandone una immagine decisamente diversa.
A tal proposito la presente tesi cerca di combinare le interpretazioni di Dio da parte di tre diverse figure che hanno rivestito e rivestano ancora oggi un ruolo di primaria importanza nel dibattito sulla potenza di Dio davanti al mondo e alle sue sciagure.
Il noto qabbalista Isaac Luria, la studiosa e mistica francese Simone Weil e il filosofo Hans Jonas sono arrivati alle medesime conclusioni parlando di un Dio che invece di dare spazio alla vita della sua creatura con un atto di amore gratuito, si è privato di una parte di sé stesso dando luogo ad un depotenziamento della sua onnipotenza. Da qui la figura di un Dio sofferente che non interviene nel mondo per lasciarci la libertà e con essa la responsabilità di farlo. Come risposta ad un Dio che aspetta le sue creature per ritornare completo, si vedrà sia l’annullamento del corpo attraverso la sofferenza autoimposta, sia il porsi davanti ad Esso con lo stesso atteggiamento di Giobbe nella parabola.
Per giungere alla questione sopra riportata, nell’elaborato si parte dalle fonti che hanno fatto da background ai tre pensatori, assieme ad una descrizione dell’ambiente in cui sono immersi e quindi con esso le vicende della loro vita che li hanno portati ad elaborare la questione di Dio. La Qabbala, lo studio dei Catari e dello gnosticismo, la seconda guerra mondiale e le esperienze mistiche fanno da sfondo alla tesi.