Abstract:
Abstract
Questo studio si pone come obiettivo quello di testare alcune strutture sintatticamente complesse della lingua italiana in studenti italiani e stranieri frequentanti la classe quinta della Scuola Primaria.
All’esperimento hanno partecipato in totale 70 alunni suddivisi in quattro gruppi: 3 soggetti italiani con disturbi specifici dell’apprendimento, (DSA) (età: 10;6-11;3 anni), 3 soggetti stranieri con DSA (età: 10;7-11;1); 40 soggetti normodotati italiani (età: 10;5-11;8) e 24 soggetti normodotati stranieri (età: 10;5-11;5). I due gruppi sperimentali testati (DSA italiani e DSA stranieri) sono stati confrontati tra loro e con i rispettivi gruppi di controllo. Tutti i partecipanti sono stati testati nella comprensione delle frasi relative (con attenzione alle condizioni di match e di mismatch), nella comprensione delle frasi passive sia contenenti verbi azionali che non azionali, nella ripetizione di frasi contenenti dislocazione dell’oggetto e ripresa del clitico, frasi relative, frasi scisse e frasi interrogative e nella produzione elicitata di pronomi clitici. In primo luogo, negli esperimenti è emerso che i soggetti con dislessia sia italiani che stranieri si sono discostati significativamente dai gruppi di controllo nelle strutture sopracitate dimostrando di essere deficitari nella computazione di strutture particolarmente complesse. In secondo luogo, come si attesta nei numerosi studi a livello cross-linguistico, anche in questo caso la comprensione dei soggetti testati ha raggiunto punteggi significativamente migliori rispetto alla produzione in cui, oltre alla capacità dell’utilizzo della memoria di lavoro e di risorse attentive prolungate, la conoscenza delle regole sintattiche è necessaria per la computazione corretta di tali strutture. Infine una terza riflessione si è concentrata sui soggetti a sviluppo atipico bilingui: questi ultimi hanno ottenuto percentuali di performance significativamente peggiori rispetto ai normodotati stranieri e agli altri gruppi in generale, in quanto la copresenza di un disturbo specifico dell’apprendimento e di una competenza linguistica dell’italiano non pienamente maturata hanno giocato un ruolo cruciale.
I risultati hanno dimostrato che la presenza di una L1 e di una L2 possono influenzare la strategia adottata nella computazione di strutture complesse e che le integrazioni delle caratteristiche della prima e della seconda grammatica possono essere determinanti nel momento in cui l’input della L2 viene elaborato dalla grammatica della L1 e viceversa creando dunque interferenza linguistica.