Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si concentra su Chikusai, un esempio paradigmatico di quella produzione letteraria giapponese in prosa sviluppatasi tra il 1600 e il 1682 conosciuta con il termine di kanazoshi. Il tipo di analisi testuale proposta si basa sulla volontà di andare oltre un luogo comune di molta nipponistica occidentale secondo cui tra i kanazdshi si conterebbero solo sterili imitazioni della prosa precedente. In questa tesi si è voluto mettere in luce il carattere innovatore e sperimentale di Chikusai, ponendo l'accento sull'ibridismo vivificante che gioca sia sul piano contenutistico, assicurando estrema varietà al testo, sia sul piano intertestuale, permettendogli una ri-scrittura trasformativa di materiale letterario pregresso. Nel contempo si è studiato il tipo di influsso che Chikusai ha determinato in modo più o meno diretto sulla produzione letteraria successiva, arrivando a costituire un filone letterario ricchissimo che tocca i più svariati generi della letteratura Tokugawa, permettendo a Chikusai stesso di entrare a far parte del canone letterario giapponese. Il lavoro è stato diviso in tre parti. Nella prima si sono studiati i procedimenti intertestuali messi in atto in Chikusai. Si è riconosciuta la sua identità intertestuale in un complesso postiche in cui diversi materiali letterari precedenti (lo azuma kudari dell'Ise monogatari, lo stile del michiyukibun, il plot dello Uraminosuke, etc.) vengono sottoposti a svariate tecniche intertestuali (trasposizione diegetica, interfiguralità, mojiri, saturazione, etc.) dando vita a un nuovo testo che sa giocare con la tradizione letteraria rinnovandola e riattualizzandola ma mai arrivando a negarla Insieme a questa dimensione intertestuale sono stati studiati i contenuti innovatori di Chikusai, comprendendo in che modo questo testo si fa specchio delle nuove realtà socio-culturali del periodo Tokugawa. In particolare si sono analizzate le forme del comico e della satira, mettendo in luce scelte originali rispetto
alla produzione coeva Si è dedicato spazio anche alla disamina delle tecniche di rappresentazione utilizzate nel testo, verificando come un certo uso della voce, della prospettiva e della distanza abbiano permesso a questo testo di costituirsi in una prosa apparentemente destrutturata e frammentata. La seconda parte è localizzata sullo studio della serializzazione intertestuale nata da Chikusai. Il primo passo è stato il riconoscimento dei testi che entrano a far parte di questa categoria, mettendo in luce l'esistenza di molti titoli dimenticati dagli studi giapponesi precedenti. Il secondo passo è stato il riconoscimento di quei parametri necessari per consentire un'organizzazione di questi numerosi materiali letterari. Successivamente si è analizzata la sottile alchimia di ripresa e di trasformazione di Chikusai in questo filone letterario, mettendo in luce ciò che dell'ipotesto è stato eliminato, ciò che è stato trasformato e ciò che è stato aggiunto ex-novo. La terza parte, costituita da cinque appendici, è stata concepita come una sezione fecalizzata sulle opere primarie utilizzate in questo percorso di ricerca. Vi sono incluse la traduzione italiana inedita di Chikusai (versione dell'originale a stampa su matrice di era Kan'ei); le trascrizioni di Chikusai ryóji no hyóban (1685) e di Bokusai banashi isha hyóban (1695) fino ad oggi esistenti nella sola forma dell'originale a stampa; le trascrizioni e le relative traduzioni italiane, anch'esso inedite, di due kibyoshi nati da Chikusai (Chikusai ro takara noyamabuki iro, 1794, e Ichikawa sanjoen, 1782).
This research focuses on Chikusai, a paradigmatic example of the Japanese literary prose production developed between 1600 and 1682, known as kanazoshi. The analysis proposed in this dissertation wants to go beyond the general attitude of the Western Japanese Studies which pretend to consider kanazoshi as mere imitations of the previous literary tradition; it aims at showing the experimental character of Chikusai, underlining its vivifying hybridism. This hybridism plays both on the level of the contents, determining a strong variety, and on the intertextual level, giving birth to a transformative rewriting of preceding literary materials. At the same time the analysis focuses on the influence that Chikusai has determined in a more or less direct way on the following literary production, constituting a rich literary trend which has reached all the genres of Edo period literature. The dissertation has been divided into three parts. The first examines the intertextual dynamics applied in Chikusai. It has been possible to recognize its intertextual identity as a complex pastiche in which different pre-textual materials (the azuma kudari section of Ise monogatari, the michiyukibun style, the plot of Uraminosuke, etc.) are reworked through several intertextual techniques (diegetic transposition, interrigurality, mojiri, saturation, etc.): an intertextual identity which has given life to a text that is able to play with the literary tradition renewing it but never denying it. Together with the intertextual identity much space has been devoted to the examination of the contents of Chikusai; those contents which mirror the new social-cultural realities of the Tokugawa period. In particular attention has been given to the role that comic spirit and satire play in it, showing original attitudes if compared to other coeval works. The techniques of representation used in the text have been analyzed as well, verifying how a certain use of narrative voice, perspective
and distance has enabled the construction of a loose and fragmentary structure. The second part is focalized on the intertextual serialization born from Chikusai. The first step has been the recognition of those texts which enter this category, bringing into light texts wholly neglected by previous Japanese academic studies. The second step has been the definition of those parameters necessary to classify this huge material. Then the examination shifts on the subtle alchemy of imitation and transformation of the hypotext Chikusai, analyzing what has been eradicated from it, what has been transformed and what has been added ex novo. The third part, built on five appendices, has been conceived as a section focalized on primary sources. I have included the Italian annotated translation of Chikusai (block-printed edition of the Kan'ei era); the transcriptions of Chikusai ryoji no hydban (1685) and Bokusai banashi isha hyoban (1695); the transcriptions and the Italian annotated translations of two kibyoshi (Chikusai ro takara no yamabuki iro, 1794, and Ichikawa sanjoen, 1782).