Abstract:
Questa tesi presenta una etnografia di concetti relativi alla salute mentale ed alla follia tra la gente yolŋu della Terra di Arnhem nordorientale e, in particolare, nella comunità di Galiwin‘ku, sull‘isola di Elcho. Le numerose ricerche mediche e i programmi di intervento nell‘ambito della salute mentale rivolti alle popolazioni indigene australiane sono concordi nell‘affermare, soprattutto nel corso dell‘ultimo decennio, che la ‘cultura‘ deve svolgere un ruolo fondamentale all‘interno dei servizi sanitari. Tuttavia, la carenza di ricerca approfondita nell‘ambito dei saperi locali sulla salute in generale e sulla salute mentale in particolare si è accompagnata alla mancanza di una revisione critica delle assunzioni basilari di tali servizi. In questo contesto, il principio della ‘sensibilità culturale‘ finisce con il rivestire un ruolo meramente nominale. La ricerca etnografica alla base di questa tesi parte dall‘idea che virtualmente ogni società esistente ha sviluppato saperi relativi alla follia ed alla normalità, anche se non necessariamente formulati in termini di ‘salute‘ o ‘malattia‘. Da questa prospettiva il lavoro sul campo si è focalizzato sui concetti yolŋu relativi alla ‘follia‘, rivolgendo l‘attenzione sui segnali indicatori di problemi mentali o emotivi; sulle cause della follia; sulle risposte dei membri ‘normali‘ della società; sui problemi che sorgono dall‘incontro con la psichiatria occidentale e sulle auto-rappresentazioni delle persone ‘matte‘. L‘etnografia invero dimostra l‘esistenza di un articolato corpo di saperi legati alla ‘malattia mentale‘, seppure non declinato in termini strettamente medici. Per capire le riflessioni yolŋu sulla follia è stato infatti indispensabile estendere il campo della ricerca etnografica ai più ampi concetti di ‘vita‘, ‘persona‘ e ‘relazioni‘ veicolati dalle storie yolŋu. Queste nozioni vengono esplorate e riviste criticamente con lo scopo di chiarire la relazione tra la cosmologia yolŋu e le rappresentazioni yolŋu della malattia e della guarigione. In questa prospettiva, il lavoro svolto contribuisce alla comprensione di alcune questioni presenti nella letteratura antropologica relative alla guarigione ed alla malattia all‘interno della società yolŋu.
La tesi si divide in otto capitoli. Il primo capitolo descrive il luogo della ricerca dal punto di vista geografico e demografico e la metodologia utilizzata.
Il secondo capitolo offre una panoramica dei principali eventi relativi alla politica australiana in materia di affari indigeni, allo scopo di illuminare la relazione tra le iniziative dei governi australiani (federale e statali) nel campo della salute e il clima ideologico del periodo storico in cui tali iniziative sono situate.
Il terzo capitolo colloca la presente ricerca nel campo dell‘antropologia medica e, in particolare, in relazione a quegli autori che pongono al centro della loro analisi il significato della malattia, gli aspetti performativi della malattia e il paradigma dell‘incorporazione.
I capitoli da 4 a 7 presentano l‘etnografia e il problema della ‘follia‘ o ‘confusione‘ (entrambe possibili traduzioni del termine yolŋu bawa’) dal punto di vista yolŋu, reso accessibile dalle numerose trascrizioni di interviste nella lingua locale, accompagnate da testo a fronte in inglese.
Il quarto capitolo si occupa dei cambiamenti recenti avvenuti nel campo della stregoneria, delle unioni maritali e della condotta sociale come espressioni e cause di confusione e disordine sociale. Al tempo stesso, spiega come le tensioni apportate da questi cambiamenti al sistema etico e morale possono in ultima analisi influire negativamente sul benessere dell‘ individuo. ‘Legge‘, ‘stregoneria‘, ‘matrimoni‘, ‘disciplina‘ ed ‘istruzione‘ sono temi centrali attorno a cui si articolano i discorsi yolŋu sul cambiamento e sull‘ordine sociale.
Il quinto capitolo esplora le concezioni yolŋu del benessere ed identifica il territorio ancestrale come la fonte primaria di nutrimento fisico e spirituale. Gli esseri ‘spirituali‘ che popolano il territorio e la loro relazione con le persone vengono descritti in una serie di aneddoti. Il capitolo si occupa inoltre della concezione yolŋu di ‘persona‘, analizzata nei suoi aspetti fisici e non-fisici, allo scopo di capire come la relazione con il territorio ancestrale si articola dal punto di vista dell‘esperienza fisica, spirituale ed affettiva.
Il sesto capitolo si occupa di bawa’ (‘follia‘ o ‘confusione‘) in quanto stato alterato di coscienza, delineandone espressioni e cause. La maggior parte delle narrazioni trascritte in questo capitolo espongono il punto di vista di persone yolŋu che sono o sono state nel passato ‘matte‘ (bawa’mirr). Queste narrazioni hanno come tema centrale il problema della ‘vera‘ natura del bawa’ e del ruolo che il ‘matto‘ occupa nella società.
Il settimo capitolo, l‘ultimo dei capitoli etnografici, esplora il tema della guarigione e la sua relazione con il sapere yolŋu e con il modo yolŋu di essere nel mondo. L’etnografia di questo capitolo dimostra che la relazione tra guaritore e paziente avviene in uno spazio sacro e che questa sacralità è definita dall’accesso alla realtà interiore dell’individuo e del mondo.
L’ultimo capitolo riassume i punti focali messi in luce dall’etnografia ed il loro contributo all’etno-psicologia yolŋu.