Abstract:
I bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta sono in aumento. In particolare, quest’anno, secondo i dati Istat, sono saliti a 1 milione e 292 mila, pari a 1 minore su 8, il 14% in più, ovvero 161 mila bambini in più rispetto al 2016.
Quando pensiamo alla povertà ci viene in mente soprattutto l’aspetto materiale. Ma, nel caso della povertà minorile, accanto alla dimensione economica, determinata sulla base del reddito dei genitori, esistono anche altre dimensioni.
In questo elaborato analizzeremo un disagio insidioso poco conosciuto e, troppo spesso, sottovalutato: l’impossibilità per un bambino di disporre di quanto gli serve per imparare, sperimentare, stimolare e far germogliare pienamente le proprie capacità, sogni, talenti e aspirazioni. Questa condizione è sintetizzata dall’espressione “povertà educativa”.
Il presente lavoro si propone di conoscere e comprendere meglio il fenomeno della povertà educativa, prestando particolare attenzione alle dimensioni a esso collegate, ai contesti in cui si sviluppa e alle pericolose conseguenze che può determinare.
La tesi si occuperà anche di illustrare alcune iniziative e progettualità, realizzate nel territorio italiano, che mirano a “illuminare” il futuro di molti bambini e ragazzi provenienti da contesti poveri e deprivanti. Un altro scopo che mi ero posta con questo elaborato è stato di formulare alcune ipotesi su come affrontare e risolvere il fenomeno della povertà educativa.
In particolare, sono giunta alla conclusione che, per contrastare la povertà educativa, non bastino interventi settoriali ma serva una visione d’insieme, una programmazione ad ampia visione che consideri tutte le possibili implicazioni della povertà. Servono interventi e strumenti specifici, che siano elastici, aperti a valutazioni, aggiustamenti e cambiamenti così da avere una dinamicità utile e capace di adattarsi ai diversi soggetti, alle situazioni e alle criticità che possono sorgere.
Verrà spiegato, infine, che per sconfiggere questo fenomeno sia importante lavorare stimolando i soggetti attivi nel sociale verso la creazione di una rete e una comunità responsabile ed educante. In questo modo si potrà disporre di più conoscenze e risorse possibili e avere una visione d’insieme che consideri i vari bisogni dei minori e le varie implicazioni della povertà. Non esiste un’unica ricetta per sconfiggere questo fenomeno ma occorre procedere con ipotesi, valutazioni e aggiustamenti continui, osservando le situazioni e restando aperti all’ascolto delle persone vulnerabili e di chi ha maturato esperienza in questo ambito.