Il presente studio mira alla ricostruzione della fortuna della figura di Alessandro Magno nella letteratura italiana delle Origini. Un lavoro, finora mai abbozzato, che nasce da una triplice esigenza: definire il panorama della 'materia alessandrina' nel Duecento e Trecento; tracciare lo sfondo ricezionale della circolazione delle fonti che trattano la figura del Macedone; proporre una sintesi tematico-documentale di opere note e meno note.
Tentare di comprendere come uno dei più luminosi emblemi della cultura classica viene assimilato e rimodellato da Dante, Petrarca, Boccaccio e da una folta schiera di prosatori, lirici, cronachisti e trattatisti, può consentire di visualizzare con maggior nitidezza alcune linee di demarcazione dell’orizzonte culturale del Medioevo italiano. L’intento, quindi, è di far emergere un aspetto fino ad oggi sommerso del dialogo fra i testi. I documenta sono stati posti al vaglio di alcuni snodi interpretativi che possano consentire la ricostruzione dei ‘canali’ di circolazione e di fruizione dei pattern, tali da definire un quadro allargato che comprenda opere classiche ed opere ‘minori’.
L’introduzione delinea la storia testuale di Alessandro Magno: dalla vulgata dello Pseudo-Callistene – insieme di narrazioni raccolte e redatte ad Alessandria d’Egitto a circa un secolo di distanza dalla morte del ‘condottiero-sovrano’ – ai suoi traduttori latini, alle letterature romanze. All'interno della silva intricata di testi, occidentali ed orientali, soggetti ad interpolazioni e rifacimenti, un punto orientativo è sicuramente determinato dall'Historia de Preliis di Leone Arciprete, trascritto a Napoli verso la metà del secolo X. Il primo capitolo analizza L'Intelligenza, il poemetto che vede il Macedone protagonista dalla stanza 216 alla stanza 238, ed approfondisce le modalità di manipolazione della fonte latina, attraverso riscontri supplettivi con il Roman d’Alexandre di Alexandre de Paris. Il secondo capitolo si delinea invece tramite i contorni della materia cronachistico-storiografica, con un'opera dal carattere eccentrico: il Libro di Varie Storie di Antonio Pucci; un unicum per la pregnanza – quantitativa, ma anche qualitativa – della materia trattata, derivata ancora dall’Historia de Preliis ma con un allargamento di prospettiva sulla tipologia di trattazione di altre fonti che appare alquanto originale. Nel terzo capitolo, il Milione di Marco Polo e Il Dittamondo di Fazio degli Uberti vengono analizzati sulla base di interessanti tangenze che tentano di descrivere gli snodi di oralità e scrittura all’interno dell’espressione dell’autorialità. Nel successivo capitolo, dopo una valutazione dei nuovi modelli che emergono con l’Umanesimo, si passano in rassegna alcuni luoghi testuali che oscillano tra fabula ed historia, in un panorama estremamente ricco; attraverso salti cronologici e riscontri tematici, si analizzano opere come Il Novellino e il Convivio, L’Avventuroso Siciliano di Bosone da Gubbio e Il Trecentonovelle del Sacchetti, Lo Specchio di vera penitenza di Jacopo Passavanti e la Fiorita di Armannino da Bologna, i romanzi di Boccaccio, Il Tesoretto di Brunetto Latini e Guittone d’Arezzo, il Pucci lirico, Cino da Pistoia e Paolo dell’Aquila, per giungere alle trattazioni a sfondo storiografico offerte dalla Monarchia dantesca e dal De viris illustribus di Petrarca: opera, quest’ultima, che si presenta come chiave di volta del passaggio che conduce dall’allegorizzazione medievale al modello di ampio respiro rinascimentale. Nel quinto ed ultimo capitolo, i materiali vengono analizzati per il loro strutturarsi intorno ad alcune isotopie concettuali fondamentali che evidenziano la fisionomia dell'analisi etica medievale dell'eroe, caratterizzata principalmente dalla ‘superbia’ e dalla ‘liberalità’. La corposa appendice conclusiva raccoglie le tranches testuali rinvenute durante lo spoglio dei documenti, ordinate secondo criteri cronologici.
Il quadro tracciato – che ambisce a criteri di completezza senza avere la pretesa di essere esaustivo –, anche se contiene ridotte punte di originalità in rapporto a quello della produzione romanzesca d’Oltralpe del secolo XII, fa emergere un aspetto estremamente significativo: nel ‘punto d’origine’ della letteratura italiana, la figura del Macedone è uno dei vettori che salva dal naufragio della cultura classica i caratteri fondanti del dibattito storiografico degli antichi, dimostrando di tesaurizzare i modelli dell’enciclopedismo medievale.
This study aims to rebuild the fortunes of the figure of Alexander the Great in the Early Italian literature. An innovative job which stems from a threefold need: defining the landscape of 'alexandrine literature' in the Thirteenth and Fourteenth century; tracing the movement of sources concerning the figure of the Macedonian; proposing a documentary synthesis about works familiar and unfamiliar.
In order to understand how one of the brightest symbols of classical culture is assimilated and reshaped by Dante, Petrarca, Boccaccio, and a large group of prose writers, poets, writers of chronicles and treatises, may allow you to see with greater clarity some lines of demarcation of the cultural horizon culture of the Italian Middle Ages. The intention, therefore, is underlining a hidden aspect of the connection between texts. The documenta have been submitted to the scrutiny of some interpretive joints that permit the reconstruction of the 'channels' traffic and usage patterns, such as to define a broader framework that includes classical and 'minor' works.
The introduction outlines the textual history of Alexander the Great: from the clichés of the Pseudo-Callistene – an anthology of stories collected and edited in Alexandria of Egypt around a century after the death of 'leader-king' - to his Latin translators, to romance literatures. Within this rich corpus, western and eastern, forced to remakes and revisions, a landmark is certainly determined dall'Historia de Preliis by Leone Archpriest, written in Naples in mid-century X. The first chapter focuses on L’Intelligenza, the poem in which the Macedonian is the main character from the 216th stanza to 238th one, and highlights the contamination of the Latin source, through other connections with the Roman d'Alexandre of Alexandre de Paris. The second chapter outlines the borders of the field with the Libro di Varie Storie, the eccentric work by Antonio Pucci, unique in its pregnancy – quantitative but also qualitative – on the subject matter, derived dall'Historia de Preliis but with a broadening of perspective on the type of treatment from other sources that seems quite original. In the third chapter, Il Milione of Marco Polo and The Dittamondo of Fazio degli Uberti are analyzed on the basis of interesting tangents that attempt to describe the joints of orality and writing in the expression of authorship. In the next chapter, after an assessment of the emerging new models of the Humanism, We propose some examples that range from text fabula and historia, in an extremely rich landscape; jump through chronological and thematic evidence, analyzing such works as Il Novellino and Il Convivio, L’Avventuroso Siciliano of Bosone da Gubbio and Il Trecentonovelle of Sacchetti, Lo Specchio di vera penitenza di Jacopo Passavanti and the Fiorita of Armannino from Bologna, the novels of Boccaccio, Il Tesoretto of Brunetto Latini and Guittone d'Arezzo, poems by Pucci, Cino from Pistoia and Paul dell’Aquila, to come to the treatments offered by the historiographical background to Dante's Monarchia and Petrarch's De viris illustribus: works, the last one, which presents itself as the keystone of the passage that leads from the medieval allegorization to the model of large-scale, so common in the Renaissance. In the fifth and final chapter, the materials are analyzed for their structured around some basic conceptual isotopies that highlight the ethical aspect of the analysis medieval about the hero, mainly characterized by the 'pride' and 'liberal'. The substantial appendix contains the textual tranches found during the counting of the documents, ordered according to chronological criteria.
The framework outlined – that aspires to completeness criteria without claiming to be exhaustive – even if it contains few traces of originality, in relation to the production of the novels written in Europe during the twelfth century, reveals a very significant aspect: in the 'point of origin 'of the Italian literature, the figure of Macedonian is one of the symbols that keep free from the wreck of classical culture the founding characters of the ancient historical debate, proving to hoard medieval encyclopedism models.