Abstract:
Sono molte oggigiorno le organizzazioni umanitarie che lavorano per i paesi in via di sviluppo, talmente tante che anche in questo ambito è nata una grande competizione. La raccolta fondi per questi enti è fondamentale essendo delle organizzazioni non profit, ma per raggiungere il grande pubblico hanno bisogno anch’esse di una forte comunicazione.
Qui assume un ruolo fondamentale la fotografia che, intorno agli anni ’70, diventa il mezzo di comunicazione predominante anche in queste organizzazioni, che si avvalgono di fotografi professionisti per ottenere dei reportage fotografici.
La fotografia è sempre più presente nelle nostre vite, oggi non riusciremmo più a vivere senza le immagini, ne siamo bombardati continuamente. Proprio per questo motivo le immagini che vengono utilizzate per la raccolta fondi delle organizzazioni umanitarie devono distinguersi dalla massa e colpire il più possibile l’osservatore per non passare inosservate. Spesso, per questo motivo vengono utilizzate immagini poco etiche nei confronti delle popolazioni ritratte, specialmente delle popolazioni africane. Si tratta soprattutto di ritratti, il volto e gli occhi colpiscono di più; ma quello che ha scatenato il dibattito che è tuttora in corso, è l’uso di immagini di bambini in stato grave di salute: il bambino con la pancia gonfia o con le mosche sul viso è ormai un cliché. E’ corretto utilizzare queste fotografie? Perché dobbiamo provare pietà per fare una donazione? Queste immagini supportano gli stereotipi derivanti dall’epoca coloniale?