Abstract:
La presente ricerca, che ha per oggetto il trattato Περὶ τοῦ ἑαυτὸν ἐπαινεῖν ἀνεπιφθόνως (De laude ipsius) di Plutarco, si articola in tre parti. La prima è costituita da un saggio introduttivo in cui si discutono, nell’ordine, la struttura e il genere letterario dell’opera, l’identificazione del dedicatario, la datazione, le strategie argomentative (con particolare attenzione all’impiego delle citazioni letterarie e degli exempla storico-aneddotici) e le caratteristiche formali; seguono una storia delle occorrenze del termine περιαυτολογία (autoelogio), attestato per la prima volta in Plutarco, e un profilo storico-letterario di questo strumento retorico in cui il De laude ipsius è messo a confronto sia con i testi classici appartenenti a diversi generi letterari (lirica corale, commedia, oratoria giudiziaria) in cui sono presenti sezioni o elementi autoelogiativi (alcuni dei quali, come il De corona di Demostene, sono divenuti modelli per lo sviluppo della teoria dell’autoelogio), sia con i trattati – perlopiù coevi o successivi a Plutarco – in cui la περιαυτολογία è discussa sul piano retorico (in particolare Elio Aristide, lo Pseudo-Elio Aristide e lo Pseudo-Ermogene); viene quindi preso in esame il legame tra il πολιτικὸς ἀνήρ e lo φθόνος nelle opere di Plutarco, che regola le modalità di impiego e di elaborazione dell’autoelogio, determinando l’individuazione delle circostanze che lo legittimano e la scelta dei contenuti e delle caratteristiche formali; il saggio termina con una sezione in cui si illustrano i risultati di uno studio preliminare sulla tradizione manoscritta del De laude ipsius, che include la presentazione dei testimoni (compresi alcuni codici non considerati dai precedenti editori), alcune osservazioni sui loro rapporti, un’analisi dettagliata delle lectiones singulares del Par. 1956 (D) e una storia della fortuna dell’opera e delle sue vicende editoriali. Nella seconda parte si propone una nuova traduzione, realizzata tenendo conto delle principali versioni pubblicate a partire dal Cinquecento e affiancata da un testo greco: i loci in cui ci si discosta dall’edizione teubneriana sono segnalati e discussi nella prima e/o nella terza parte. Quest’ultima consiste nel primo commento continuo dell’opera. Si tratta di un commento ad ampio raggio (filologico, retorico-letterario ed esegetico) in cui si dà rilievo alle diverse componenti (etica, retorica e politica) che la caratterizzano: il testo del De laude ipsius è regolarmente messo a confronto – sia per quanto riguarda i contenuti sia per quanto concerne gli aspetti retorico-formali – con il resto della produzione plutarchea (Moralia e Vitae) e, quando si sono riscontrate analogie o differenze significative, con opere di altri autori.