Abstract:
Il progetto di ricerca si propone di analizzare la struttura e le dinamiche della bottega del pittore cremonese Giovan Battista Trotti detto il Malosso (Cremona 1556 - Parma 1619). Tale caso di studio risulta particolarmente interessante sia per le significative opere realizzate in collaborazione con la bottega, sia dentro che fuori i confini della città natale, sia per la grande fama che accompagnò l’artista anche dopo la sua morte, essendo stato in grado di costituire una folta schiera di allievi ed imitatori che operarono tra Cremona e il Ducato Farnesiano fino agli anni Sessanta del Seicento.
Dal punto di vista metodologico sono stati ripresi gli studi più recenti che hanno trattato le problematiche delle botteghe d’artista, a partire da quelli svolti su Tiziano Vecellio e Paolo Veronese, introdotti fin dal primo capitolo insieme ad una panoramica di pubblicazioni italiane e internazionali che costituiscono i fondamenti per lo studio del funzionamento delle officine pittoriche.
In un secondo capitolo è stata invece sviluppata un’introduzione al contesto cremonese della seconda metà del Cinquecento attraverso un inedito studio dello Statuto dell’Università dei pittori cremonesi e i documenti che riguardano tale organizzazione, con il conseguente inquadramento nel III capitolo della bottega di Giovan Battista Trotti a partire dai documenti che lo vedono il beneficiario dello studio del maestro Bernardino Campi a Cremona, fino al suo trasferimento a Parma come pittore di corte dei Farnese.
Nei capitoli IV e V è stato invece analizzato il cuore della questione malossesca, ovvero la produzione grafica in relazione a quella pittorica per un’esecuzione delle opere prevalentemente affidata ad allievi ed aiutanti, organizzazione sostanzialmente giustificata dalla contemporanea apertura di cantieri anche geograficamente distanti tra loro.
Il disegno si è rivelato dunque il principale mezzo della bottega del Malosso sia per finalità didattiche, al fine di formare artisti in grado di omologarsi allo stile del maestro, sia come materiale di produzione attraverso un massiccio riutilizzo dei modelli ideati dal Trotti e la loro conseguente diffusione, documentata per addirittura quasi un secolo all’interno del territorio cremonese.
Attraverso l’opera grafica e una revisione dei documenti d’archivio, si è dunque cercato di intraprendere un’analisi completa e trasversale delle opere di bottega più significative (stipulazione dei contratti, rapporto con la committenza, progettazione dell’opera, realizzazione della stessa, analisi iconografica, tecnica e storica), per poter giungere a dei confronti con altre botteghe di fine XVI secolo, in particolare quella di Tiziano Vecellio a Venezia e l’Accademia dei Carracci a Bologna, utili a contestualizzare l’attività del Malosso al di fuori della sola area cremonese e porla in relazione alle grandi realtà che deve aver osservato negli anni della sua attività.