Carattere, azione e libertà : elementi per una lettura antropologica della filosofia trascendentale di Kant

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dc.contributor.advisor Pagani, Paolo it_IT
dc.contributor.author Pilotti, Rita <1988> it_IT
dc.date.accessioned 2016-12-13 it_IT
dc.date.accessioned 2017-05-22T06:02:43Z
dc.date.available 2017-05-22T06:02:43Z
dc.date.issued 2017-03-23 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/10318
dc.description.abstract La natura umana è una preoccupazione centrale nel pensiero kantiano, come testimonia la quarta domanda nella formulazione programmatica delle Lezioni di Logica (cf. Logik, Ak. IX: 25). Le osservazioni raccolte nella Antropologia dal punto di vista pragmatico (1798), in particolare, rivelano la sensibilità dell'autore per l'orientamento "cosmopolitico" del Tardo Illuminismo Tedesco e insieme esprimono i principali risultati della filosofia trascendentale: sullo sfondo del presente lavoro sta dunque il rapporto tra la missione "popolare" della filosofia kantiana e il suo svolgimento critico rigoroso. In particolare, la seconda parte dell’opera articola il rapporto tra natura e moralità attraverso una nozione complessa di "carattere", che distingue tra “naturale” [Naturell], “temperamento” [Temperament] e “carattere morale” [Denkungsart] (cf. Anthropologie, Ak. VII: 283-333). In questo testo, l'uomo risulta essere responsabile del proprio carattere oltre che delle proprie azioni (cf. Anthropologie, Ak. VII: 293-4). Questa tesi suona ancor più forte, se messa insieme all'osservazione che il soggetto non può mai conoscersi per ciò che effettivamente è (cf. Anthropologie Ak. VII: 133). Piuttosto che ricercare entro il testo una coerenza tra le parti, il presente lavoro si propone di sciogliere la questione all'interno della filosofia trascendentale. La seconda parte dell'Antropologia richiama, infatti, la teoria dei caratteri che Kant sviluppa nella prima Critica. Qui, nel risolvere la terza antinomia della ragion pura, egli distingue tra “carattere empirico” e “carattere intellegibile” dell’agire razionale: mentre il primo si inserisce nella serie delle condizioni naturali, il secondo – cui Kant si riferisce anche in questo caso come al “modo di pensare” [Denkungsart] – indica nella direzione di un'assoluta spontaneità. Rispondendo alla proposta, formulata nella seconda metà del Novecento entro il dibattito filosofico analitico, di un’interpretazione compatibilista, di matrice davidsoniana, della concezione kantiana dell’azione e del libero arbitrio, il presente lavoro si concentra sulle possibili declinazioni della nozione di “spontaneità”, attraverso un’analisi della natura e del funzionamento di quelle che Kant definisce le tre facoltà dell’animo superiori: l’intelletto, la ragione e la facoltà di giudicare (cf. Kritik der Urteilskraft, Ak. V: 198). In questo ambito, ampio spazio è dedicato a uno studio delle funzioni del pensiero in generale: l’appercezione trascendentale, l’uso teoretico della ragione e la funzione determinante, in ambito sia teoretico che pratico, del giudizio. Sul secondo si innesta, quindi, la riflessione sulla possibilità di una ragione pura pratica e del relativo concetto di autonomia morale. L’illusione trascendentale e l’uso regolativo delle idee introducono, inoltre, la trattazione sulla funzione riflettente – accanto a quella determinante – del giudizio e sul libero gioco (cf. Kritik der Urteilskraft, Ak. V: 217) delle facoltà conoscitive, per il cui tramite si rende possibile l’esperienza particolare e contingente dell’esistenza ordinaria. Le considerazioni si portano così sul rapporto tra leggi cognitive e leggi pratiche, sul problema dell’unità della ragione, dell’azione e del sé e, quindi, sul significato ultimo del termine “carattere”. Spero in questo modo di mostrare che non soltanto l’antropologia kantiana è profondamente radicata nella filosofia trascendentale, ma anche che quest’ultima si apre di per sé a una valutazione antropologica. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Rita Pilotti, 2017 it_IT
dc.title Carattere, azione e libertà : elementi per una lettura antropologica della filosofia trascendentale di Kant it_IT
dc.title.alternative it_IT
dc.type Doctoral Thesis it_IT
dc.degree.name Filosofia e scienze della formazione it_IT
dc.degree.level Dottorato di ricerca it_IT
dc.degree.grantor Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali it_IT
dc.description.academicyear 2015/2016, sessione 29° ciclo it_IT
dc.description.cycle 29 it_IT
dc.degree.coordinator Scribano, Maria Emanuela it_IT
dc.location.shelfmark D001725 it_IT
dc.location Venezia, Archivio Università Ca' Foscari, Tesi Dottorato it_IT
dc.rights.accessrights openAccess it_IT
dc.thesis.matricno 956069 it_IT
dc.format.pagenumber 342 p. it_IT
dc.subject.miur M-FIL/03 FILOSOFIA MORALE it_IT
dc.description.note it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.provenance.upload Rita Pilotti (956069@stud.unive.it), 2016-12-13 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Paolo Pagani (pagani.p@unive.it), 2017-01-19 it_IT


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