Abstract:
Il presente lavoro si è proposto di individuare ed indagare alcuni momenti della ricezione novecentesca dell'Eneide e della figura di Virgilio nel contesto italiano.
Partendo dalla ricostruzione delle coordinate culturali dell'Europa dell'entre-deux-guerres, nella quale la particolare fortuna della figura virgiliana andrà posta in relazione al tentativo di fornire una risposta positiva al diffuso e drammatico senso della fine della civiltà europea avvertito dai contemporanei, opponendovi i valori della tradizione umanistica, si è poi analizzata l'interpretazione mistificante messa in atto dal fascismo soprattutto in occasione del Bimillenario virgiliano celebrato nel 1930.
Con la caduta del regime, tornava ad essere urgente e necessario ripensare la tradizione, recuperandone l'autenticità corrosa dall'ideologia fascista. In questa prospettiva, particolarmente significative si rivelano le riletture realizzate da Giorgio Caproni, Giuseppe Ungaretti e Carlo Emilio Gadda, cui è dedicata la parte centrale del lavoro.
Nell'analisi, non si è trascurato di considerare anche le traduzioni novecentesche del poema, delle quali si è tentato un primo bilancio.
La parte conclusiva del lavoro, infine, è dedicata alla sopravvivenza del mito eneadico nella contemporaneità e all'inaspettata vitalità di una figura che, pur nella definitiva rinuncia all'assunzione di un qualsiasi valore paradigmatico, non ha smesso di dialogare con noi.