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La presente dissertazione dottorale si occupa di indagare i rapporti esistenti fra Venezia e l'Oriente nella pittura veneziana rinascimentale. Nel primo capitolo, Venezia e l’Oriente vengono analizzati nel contesto dei legami storici fra essi esistenti, poiché il problema del “proprio-altro da sé” è riflesso nella realtà della vita veneziana del Medioevo e del Rinascimento. Vengono analizzate in modo più ampio e dettagliato le tappe e le modalità con cui i veneziani (non soltanto soldati, mercanti, viaggiatori, ma anche colti intellettuali e artisti) entravano in contatto con le manifestazioni concrete della cultura orientale. Grande rilievo è dedicato alle fasi di penetrazione dell’influenza orientale nella struttura architettonica della città, che per tale motivo è stata associata al concetto di Oriente. Questo, a sua volta, pone il problema di come si debbano intendere le raffigurazioni, per esempio del simbolo di Venezia – la cattedrale di San Marco – nei cicli dei pittori veneziani del Rinascimento. Lo studio diretto delle forme concrete permette di scoprire la specificità dell’atteggiamento verso l’Oriente, tipico della mentalità artistica veneziana. Grande attenzione è riservata all’interpretazione statale delle varie forme dell’Oriente in diversi periodi come base dei programmi pittorici. Il secondo capitolo contiene l’analisi dei motivi architettonici nella rappresentazione dei loci biblici nelle tele dei pittori rinascimentali veneziani. È qui offerta una breve panoramica e un’analisi tipologica e si spiega il significato dei motivi architettonici nella pittura veneziana del Rinascimento. Viene preso in esame l’insieme di rappresentazioni idealizzate e talvolta fantastiche dei pittori veneziani del Rinascimento sia riguardo all’architettura degli antichi sia in generale alle forme architettoniche sacre, comprese ovviamente quelle esistenti nell’area orientale. Seguendo i metodi iconografici e iconologici, la tesi tenta di ricostruire il pensiero artistico dei pittori veneziani del tempo (Cima da Conegliano, Bellini, Mantegna, Carpaccio, Crivelli, Previtali, Bastiani, Moretto, Lotto, Tiziano, Bassano, Veronese, Tintoretto), i motivi e i reali scopi della creazione per loro di programmi da parte dei committenti. Nel terzo capitolo per la prima volta si tenta di dare una rassegna completa e di proporre un’analisi comparativa della rappresentazione dell’architettura di Gerusalemme nelle tele del Quattrocento e del Cinquecento. Domina in questo contesto la letteratura che prende in considerazione il legame fra Venezia e Roma oppure Venezia e Costantinopoli. Sull’esempio della rappresentazione dell’architettura di Gerusalemme nelle tele di Mantegna, Carpaccio, Bellini, Cima, Tiziano, Tintoretto e molti altri, si determina la graduale penetrazione di motivi antichizzanti, che rappresentano il trionfo delle idee del Rinascimento. L’architettura nelle tele dei pittori veneziani del Rinascimento dedicate ai cicli sulle vite dei santi è l’oggetto del quarto capitolo, dove vengono prese in analisi le fonti visive e scritte e i programmi di rappresentazione. Vengono inoltre analizzati i fondamenti storici e pittorico-figurativi dei motivi presenti nelle tele dedicate a San Marco (di Mansueti, Bellini, Tintoretto e altri). Una grande quantità di materiale per l’analisi dell’architettura “orientale” si trova anche nelle composizioni che rappresentano i cicli della vita di san Giorgio e san Trifone (di Carpaccio) e altri. Infine nel capitolo conclusivo viene proposta un’analisi dettagliata della ricezione artistica e storica delle opere «L’accoglienza degli ambasciatori veneziani in una città orientale» (Louvre) e «L’arrivo del futuro doge Alvise II Mocenigo come ambasciatore a Costantinopoli» ” di Antonio Stroma (Museo di Palazzo Moccenigo a San Stae). Vengono inoltre proposti esempi tratti dai bozzetti grafici dei viaggiatori veneziani in Oriente. |
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