Abstract:
Secondo le stime, nel 2030 una persona su otto vivrà in una città cinese e quel che ci si aspetta è uno spostamento di milioni di cinesi dai territori rurali ai territori urbani. Da ciò deriva la necessità di rimodellare il Paese, di costruire centinaia di nuovi distretti e di progettare un grande piano di urbanizzazione senza precedenti.
L’implementazione di questi ambiziosi piani urbanistici sta però producendo un effetto collaterale: le città fantasma; grandi aree urbane prive di persone.
In questa tesi si cerca di fare chiarezza sul fenomeno e di capire i motivi per cui, nella Nazione più popolata al mondo, esistono intere città disabitate. Analizzando le politiche attuate in passato prevale la volontà di impedire i flussi migratori, attraverso istituzioni quali hukou 户口 e danwei 单位, in modo da evitare un eccessivo sovrappopolamento dei grandi centri urbani. Con i più recenti progetti proposti da Li Keqiang nel Marzo del 2014, la nuova tendenza è quella di indirizzare i flussi migratori nei centri urbani più piccoli. Sarà infatti più facile ottenere l’hukou 户口 negli agglomerati minori, mentre le regole nelle “mega città” rimarranno molto rigide. Ciò che emerge è che le città fantasma non siano state pensate per accogliere i migranti rurali, ma per ospitare i ricchi urbani che scapperanno dalla congestione delle vecchie città sovrappopolate e si sposteranno nei nuovi distretti. I migranti rurali, invece, troveranno posto nei centri lasciati liberi dai ricchi.
Il caso studio su Ordos Kangbashi ha l’intento di analizzare nel dettaglio la più grande città fantasma della Cina, situata in Mongolia Interna.
Concluderò con un’intervista a Chi Guanghua, dottorando in informatica all’Università di Berkeley e autore del working paper “Ghost Cities” Analysis Based on Positioning Data in China.