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Questo studio intende ripercorrere l’evoluzione storica delle comunità cristiane che si sono preservate fino ad oggi all’ interno dell’odierno stato siriano, per poi focalizzarsi sul primo decennio del XXI secolo, ossia dall’ascesa al potere del presidente Bashār al-Asad (2000) fino alle prime insurrezione del 2011. Numerose, infatti, sono le questioni sorte riguardo alla funzione sociale e al ruolo politico delle minoranze religiose (in questo caso cristiane) durante questo decennio e soprattutto riguardo al loro rapporto con il governo. Ci si interroga, da una parte, sugli interessi e sulla politica adottata dal presidente nei confronti di esse, in vista di una crescente instabilità interna; dall’altra, viene valutata l’importanza, per tali comunità, della presenza di un sistema di governo laico e dunque di una possibile protezione da forze estremiste islamiche che potrebbero minacciare la loro permanenza nel paese.
Per effettuare un’adeguata analisi, è stato necessario, innanzitutto, definire chi sono i cristiani siriani, in quali Chiese si dividono e come hanno preservato la loro identità religiosa e culturale nel corso dei secoli, dai primi concili ecumenici alla formazione dello stato. Si parla, dunque, di cristiani melchiti, che comprendono la Chiesa greca ortodossa e cattolica, di cristiani siriaci ortodossi, cattolici e maroniti della Chiesa di Antiochia ed infine di cristiani armeni. Vengono evidenziati, inoltre, i loro contributi allo sviluppo culturale del paese, la relazione con i diversi sistemi politici succedutisi nel tempo e le problematiche legate alla vita all’interno di una società di maggioranza confessionale diversa. Si evince, dunque, come i cristiani siano stati, e sono tuttora, attori fondamentali della storia del paese, dalla proclamazione d’ indipendenza del 1946 agli ultimi anni scossi dalla feroce guerra civile.
Tale approfondimento risulta essere indispensabile per una adeguata osservazione della relazione tra il governo siriano e le comunità religiose; questa lettura, al contrario, se effettuata in maniera univoca, risulterebbe sterile e riduttiva, soprattutto se si considera la complessità del quadro storico degli anni antecedenti la crisi del 2011. |
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