Abstract:
La crisi finanziaria del 2008 ha evidenziato l’insostenibilità degli attuali modelli di welfare dei paesi avanzati. Il moltiplicarsi dei bisogni sociali nelle economie occidentali e l’evolversi del fenomeno dell’emarginazione ha, a sua volta, contribuito a dimostrare l’inefficacia di una gestione accentrata dei servizi di welfare. Il processo di rinnovamento dell’organizzazione della fornitura dei servizi sociali e del ruolo della pubblica amministrazione spinge all’evoluzione verso un welfare preventivo ed abilitativo, piuttosto che risarcitorio e redistributivo. Per consentire tale trasformazione, è necessario il coinvolgimento della società civile organizzata, in particolare terzo settore ed imprese sociali. Queste organizzazioni, caratterizzate da una mission sociale e dalla governance multistakeholder, si dimostrano più efficaci degli apparati statali nell’individuare i bisogni sociali e nell’offrire soluzioni innovative. La riforma della legge italiana del 2006 sull’impresa sociale allarga gli ambiti di operatività, consente una limitata distribuzione degli utili (per attrarre investitori privati) e modifica il sistema di governance, prefigurando una maggiore diffusione dell’imprenditoria sociale e la sua idoneità a farsi carico delle sfide future. Il paper analizza il ruolo degli investimenti ad impatto sociale nel finanziamento delle imprese sociali. Tali strumenti finanziari, grazie alla misurazione dell’impatto sociale generato, si dimostrano adatti al finanziamento della produzione di servizi sociali da parte dei privati e consentono allo Stato di scegliere le imprese a cui affidare la produzione dei servizi in base a risultati dimostrabili.