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La ricerca sulle usanze maritali mira a illustrare che nell’antichità, e in particolare nei periodi pre-Nara (fino al 710), Nara (710-784) e Heian (794-1185), la donna non era semplicemente una figura passiva che attendeva la visita dell’amato (nota con l’espressione giapponese matsu onna, letteralmente “donna che aspetta”), ma, al contrario, godeva di un certo grado di libertà nelle relazioni amorose che le permetteva di “dare la caccia” all’uomo per cui provava interesse. Tale pratica prende il nome di onna no yobahi. L’indagine si basa principalmente sugli studi condotti da Nishimura Tōru, Ōchōbito no koi (2003), e da Ding Li, Ise monogari to sono shūen: jendaa no shiten kara (2006), che ad oggi rappresentano le uniche due ricerche di valore su questo tema.
Se, da un lato, la scarsità di studi in questo campo è stata un grande incentivo a ricercare quanti più esempi possibili nella letteratura di questi periodi, dall’altro ha reso necessaria un’attività di analisi della condizione della donna in questi periodi storici che aiutasse a sostenere la teoria sopra esposta. Il lavoro è stato perciò sviluppato seguendo una struttura parallela: all’analisi storico-sociale della donna segue l’analisi dei testi, che, data la limitata lunghezza dell’elaborato, si concentrerà in particolare su tre opere: Kojiki (Un racconto di antichi eventi, 712), Man’yōshū (Raccolta delle diecimila foglie, 759), e Ise monogatari (Storie di Ise, metà del X secolo).
Nel primo capitolo si analizzerà la posizione della donna nei periodi pre-Nara e Nara e si discuterà del rapporto tra uomini e donne, a partire dagli incontri definiti utagaki, festività che, attraverso lo scambio di poesie, servivano a trovare un partner, per arrivare alle relazioni matrimoniali, probabile riflesso di una società matriarcale. Infine sarà condotta una breve analisi sulla terminologia impiegata nelle relazioni tra uomo e donna che ricorrerà durante la trattazione dei testi.
Nel secondo capitolo si prenderanno in esame alcuni passi tratti dal Kojiki, tra cui il rapporto sessuale tra le divinità creatrici delle isole giapponesi, Izanagi e Izanami, e la poesia del dio Ōkuninushi, considerata il primo esempio di corteggiamento nella letteratura giapponese. In seguito, attraverso alcune poesie del Man’yōshū risalenti ai primi due periodi di produzione (629-710), si spiegheranno le varie forme di corteggiamento di entrambi i sessi, a partire dall’invio di una poesia, sino ad arrivare al travestimento e all’inganno. Parallelamente saranno analizzate la figura della matsu onna e del matsu otoko, l’uomo che attende l’arrivo dell’amata.
Nel terzo capitolo si dimostrerà come il regno dell’imperatrice Kōken sia stato determinante nel plasmare la condizione femminile del successivo periodo Heian, “relegando” le donne a una posizione di inferiorità rispetto agli uomini, nonostante prestassero servizio a corte e facessero parte dell’entourage dell’imperatore, ma che, comunque, avevano ancora un ruolo fondamentale nell'istituzione matrimoniale.
Nel quarto capitolo, infine, attraverso la traduzione e l’analisi di alcuni passi dell’Ise monogatari, si tenterà di delineare le caratteristiche dei rapporti tra uomo e donna, ponendo particolare attenzione sul fatto che a quest’ultima, nonostante i tempi fossero cambiati, non era comunque impedito di prendere l’iniziativa e corteggiare un uomo.
le ricerche sul ruolo della donna in Giappone fino al periodo Heian rappresentano tanti tasselli di uno stesso puzzle che raffigura una donna forte e indipendente, che non ha bisogno dell’appoggio di un uomo per vivere. Rielaborando i dati raccolti in queste indagini e proponendo una nuova chiave di lettura dei testi classici, si tenterà di aggiungere un ulteriore tassello dimostrando che la donna era libera di intraprendere relazioni amorose. |
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