Abstract:
Quando si pensa o ci si riferisce al Movimento per i Diritti Civili degli afro-americani i primi nomi che la nostra mente elabora sono quelli dei due famosissimi attivisti Martin Luther King Jr e Malcom X. In realtà dietro a queste due importanti figure vi è una fitta rete di uomini e donne che hanno reso possibile, grazie anche a numerosi sacrifici personali, che questo Movimento assumesse la portata e l’importanza che tutti noi, oggi, conosciamo.
L’attivismo femminile è stato cancellato dalla memoria storica comune fino agli anni ’80 e ’90 quando un’ondata di femminismo ha riportato alla ribalta queste figure, determinanti, per tutto il processo.
Questo oscurantismo può essere facilmente ricondotto alla più generale cultura sociale americana degli anni ’50 e ’60 che vedeva le donne come casalinghe, madri e mogli premurose, il cui unico scopo nella vita era quello di accudire i propri cari mentre l’uomo andava a lavorare e passava la gran parte delle giornate fuori casa. Questa concezione che limitava la donna a non essere riconosciuta come “soggetto pubblico” impedì, a gran parte se non a tutte le attiviste di essere considerate come rappresentati e motori del movimento tralasciando il fatto che senza le loro azioni molte manifestazioni non sarebbero mai avvenute. Questo è il caso di Rosa Parks e Jo Ann Robinson senza le quali il boicottaggio del servizio di trasporto pubblico a Montgomery, Alabama non sarebbe mai iniziato, cosa che probabilmente non avrebbe portato nell’anno successivo, come invece è accaduto, alla promulgazione della legge che dichiarava illegale la segregazione nei trasporti pubblici. Malgrado questo mancato riconoscimento di leadership, come affermato da Belinda Robnett, le donne assunsero il ruolo di “Bridge Leaders” grazie alla loro innata capacità di svolgere la funzione di ponte, e quindi di avvicinare le organizzazioni come l’SNCC, il MIA , l’SCLC e l’NAACP alla maggior parte della popolazione afro-americana e non. La popolazione rurale, infatti, non si sarebbe mai fidata di qualche dirigente proveniente da una delle grandi città del nord i quali volevano solamente “rompere l’equilibrio preesistente e mettere le loro vite in pericolo”, ma delle donne si in quanto il loro ruolo di madri, mogli e più in generale di persone che tenevano ai propri affetti risultavano agli occhi delle persone come dei soggetti che non avrebbero mai messo le vite degli altri a rischio se non ne fosse valsa veramente la pena.
Parte dell’attivismo femminile fu impegnato nei processi educativi: al fine di creare cittadini attivi era necessario educare e l’insegnamento era uno di quei lavori che meglio si addicevano alle donne. Di queste donne facevano parte Septima Poinsette Clark ed Ella Baker le quali educarono, in molti casi insegnando a coloro fra gli afro-americani, giovani e anziani, cui non era mai stata data tale possibilità, anche a leggere e a scrivere: due insegnamenti essenziali per accedere al voto.