Abstract:
Questa tesi ha come obiettivo l’evoluzione dell’Islam in Bosnia ed Erzegovina, in special modo la sua manifestazione politica.
Partendo dall’occupazione ottomana e dalla successiva islamizzazione della popolazione, l’Islam ha ricoperto un ruolo fondamentale nella storia del paese. La conversione all’Islam di gran parte dei bosniaci ha garantito l’acquisizione di uno status privilegiato rispetto alle altre confessioni presenti nel territorio. La cristallizzazione del sistema delle millet ottomane ha portato a frammentare il paese secondo credi religiosi (musulmano, cattolico e ortodosso) e successivamente secondo identificazioni etniche (bosgnacchi, croati e serbi).
Dopo la breve parantesi austroungarica, i musulmani bosniaci hanno preso parte all'esperimento jugoslavo dapprima monarchico e, dopo la guerra, socialista. Il collante dell’ideale socialista non è riuscito ad assopire i nazionalismi regionali.
Con la disintegrazione della Jugoslavia, nella effimera Bosnia indipendente degli anni ’90 riemerse la consapevolezza della popolazione musulmana. Dalla fondazione del Partito d’Azione Democratica (SDA) e della successiva presidenza della Bosnia di Alija Izetbegović ha avuto inizio un processo, accelerato dalla guerra, di reislamizzazione dei bosgnacchi volta a creare una identità etnica precisa da contrapporre alle mire espansionistiche dei potenti vicini.
La pace imposta dalla comunità internazionale di Dayton ha condannato il paese ad un’impasse, non solo politico ma anche culturale. Al di là della “etnicizzazione” dei discorsi politici, alimentati da perenni tendenze centrifughe serbe e croate e dall’ottusità dimostrata della classe dirigente musulmana, preme anche la divisione della società, soprattutto tra i muri di scuola, rendendo difficoltoso un futuro unicamente bosniaco.