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La tesi analizza l’esperienza delle donne italiane durante la prima guerra mondiale attraverso la scrittura. In particolare è focalizzata sulle scrittrici della Grande Guerra, comprendendo in tale categoria sia quante fanno della scrittura la loro professione di vita (scrittrici e giornaliste), sia quante partecipano alla guerra con un ruolo definito come le crocerossine, che dopo il conflitto decidono di lasciare testimonianza scritta della loro esperienza. Lo scopo principale – attraverso l’investigazione di alcuni casi specifici - è quindi analizzare i ruoli femminili e la retorica nazionalista nella scrittura di guerra, indagando sia lo specifico femminile, sia valutando se esiste una mascolinizzazione delle tematiche e dei ruoli femminili.
Il primo capitolo tratta la figura di Matilde Serao, giornalista e scrittrice napoletana che esordisce nel 1912 con Evviva la guerra, un’appassionata difesa dell’impresa libica e un elogio all’azione purificatrice dell’esperienza bellica. Serao è quindi una precursora della retorica nazionalista, che riverserà poi nell’opera, pubblicata negli anni del conflitto, Parla una donna, diario femminile di guerra (1916), reportage del fronte interno che utilizza l’esperienza bellica per parlare del mondo femminile.
Il secondo capitolo si occupa della giornalista Stefania Türr, la prima corrispondente di guerra in Italia allo scoppio della prima guerra mondiale, la cui esperienza d’inviata confluirà nel reportage Alle trincee d’Italia. Note di guerra di una donna (1918). La donna funge qui da ponte fra l’eredità delle retoriche risorgimentali (il padre era stato un ufficiale garibaldino) e il pensiero fascista, di cui la Türr si mostra sostenitrice negli anni successivi alla guerra.
Il terzo capitolo tratta delle infermiere, autrici di un consistente segmento della memorialistica femminile della guerra. Si concentra sulla figura di Antonietta Giacomelli, giornalista e infermiera di origine trevigiana, seguace del “riformismo cattolico” (o modernismo) che sostiene la sua esperienza d’infermiera durante la guerra, narrata nel romanzo Vigilie (1914-1918). Qui le vicende della protagonista sono in parte esemplate sulle vicissitudini della scrittrice stessa, toccando in particolare il tema dell’irredentismo. Viene inoltre analizzata l’esperienza della duchessa Elena D’Aosta, ispettrice nazionale del Corpo delle infermiere volontarie, la cui opera è narrata nella pagine del diario Accanto agli eroi, pubblicato nel 1930 con prefazione di Benito Mussolini, in cui la donna sembra in parte assumere i connotati di una eroina fascista.
Infine, l’ultimo capitolo indaga la figura della donna in quanto oppositrice e vittima della guerra: si sofferma sulla figura di Annie Vivanti, che nel romanzo Vae Victis (1918) affronta in chiave letteraria il tema dello stupro della donna da parte dei soldati, descrivendo il trauma psicologico ed emotivo che questa esperienza terribile comporta. |
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