Abstract:
La tesi da me svolta tratta la disciplina dell’Anatocismo, che e’ stata oggetto sia di un ampia evoluzione dal secolo scorso fino ai giorni nostri, sia di molteplici argomentazioni in sede di pronunce da parte di giudici di merito, ma anche in ambito di autorevoli tesi da parte della dottrina.
La definizione di anatocismo riguarda tutti i casi in cui degli interessi siano suscettibili di produrre altri interessi, ovvero, ci si trova dinnanzi al fenomeno della capitalizzazione degli interessi. Per anatocismo bancario si fa riferimento a quel fenomeno per il quale gli interessi in conto corrente bancario vengono addebitati sul conto corrente medesimo, diventando in un secondo momento una somma di interessi sulla quale si producono ulteriori interessi.
La struttura della tesi e’ la seguente: ho scelto come punto di partenza l’art. 1283 c.c., al fine di fornire una analisi di base di tale fattispecie; per poi invece passare alla evoluzione dell’anatocismo in chiave storica.
L’introduzione fornisce un breve riassunto della disciplina dell’anatocismo, chiarendo i punti chiave dopo l’entrata in vigore del Testo Unico Bancario ponendo in rilievo la storica sentenza della Corte di Cassazione n. 2374, del 16 marzo 1999, che dichiaro’ illegittimo l’anatocismo bancario. Venne in epoca successiva reso legittimo dalla delibera del CICR del 9 febbraio del 2000, anche se a determinate condizioni poste come limiti, che stabiliscono che vi debba essere la stessa periodicita’ sia nella capitalizzazione degli interessi attivi che degli interessi passivi; con un riallineamento delle posizioni contrattuali che fino allora vedevano uno sbilanciamento a favore della banche, e quindi a discapito della clientela di queste ultime.
Il fulcro della mia tesi risiede nella trattazione di cosa accadde durante il “periodo intermedio”, ovvero, a cavallo tra il 1999 e l’anno 2000; si parte dalla trattazione dei cosiddetti “interessi protetti”, scegliendo come punto di partenza la Seconda Direttiva Banche, e come punto di arrivo la modifica dell’art. 120 del T.U.B.; con l’analisi degli eventi piu’ importanti, in ordine cronologico: il revirement della Suprema Corte di Cassazione del 16 marzo 1999 n. 2374, l’introduzione del Decreto Legislativo del 4 agosto 1999 n. 342 ed infine la delibera del CICR del 9 febbraio 2000. C’e’ da sottolineare come il problema si pose piu’ sul piano di capire se e come tali eventi avessero portata ed effetti retroattivi con riferimento sia a quel periodo intermedio, che al primo gennaio 1994 (data di entrata in vigore del T.U.B.).
Si analizzano, infine, gli effetti che si sono avuto in merito a una maggiore tutela dei clienti delle banche, ma pur cercando di garantire l’efficienza del sistema bancario. Il tutto in un periodo non facile a fronte della crisi dovuta alla mancanza di fiducia nel mercato interbancario, ovvero di “liquidita’”. Difficolta’ avvertita sia dalle banche in termini di rispetto dei margini, ma anche da parte dei clienti, i quali di una richiesta di fido, trovano difficolta’ fornire le adeguate garanzie. Analisi che viene fatta in chiave giurisprudenziale, con risvolti dottrinali, andando a toccare con mano alcune recenti pronunce espresse in merito a controversie tra le banche commerciali e la loro clientela.