Abstract:
Lo studio che qui si propone è incentrato sulla situazione di emergenza che la Giordania ha dovuto affrontare a partire dall’indomani dell’inizio della guerra civile siriana, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012.
Dall’inizio di questa guerra civile centinaia di civili sono morti e circa la metà della popolazione totale del paese è stata costretta ad emigrare sia internalmente che verso i paesi confinanti ed oltre. Nel Dicembre 2015 circa 4.4 milioni di siriani sono stati registrati come rifugiati. Ogni giorno, sempre più famiglie sono costrette a lasciare le proprie case in cerca di salvezza, stabilità e di un futuro migliore per i propri figli. Molte di queste famiglie hanno deciso di attraversare il confine a sud della Siria per recarsi in Giordania, una nazione che fin dalla propria nascita si è sempre contraddistinta per il grande senso di ospitalità ed accoglienza di tutte quelle persone che vi si sono rifugiate nel corso degli anni, scappando dai propri paesi di appartenenza a causa di confitti in atto ( si pensi ai rifugiati palestinesi) o semplicemente in cerca di un lavoro maggiormente retribuito ( caso dei numerosissimi lavoratori egiziani, prettamente di sesso maschile che cercano impiego in Giordania per inviare le proprie rimesse alle famiglie rimaste in Egitto).
Stando ad un rapporto dell’UNHCR del 31 Maggio 2016, ben 655,062 siriani sono stati registrati in Giordania , di cui solo il 20,9 % vive nei campi di accoglienza per rifugiati ed il 79,1 % vive nelle aeree urbane.
Di fronte a questo triste panorama e visto il mio forte attaccamento alla Giordania ho deciso di orientare la mia scelta riguardante l’argomento del mio elaborato finale proprio alla questione dell’impatto della crisi siriana sulla comunità ospitante giordana, indagando le risposte alla crisi da parte del governo, delle Nazioni Unite e delle organizzazioni non governative locali ed internazionali con un focus sulla questione della “Child Protection and Education in crysis”.