Abstract:
L’impero bizantino è stato caratterizzato fin dalle sue origini da un pressoché incessante stato di guerra. Questo ha fatto sì che da sempre vi sia stato uno stretto connubio tra stato ed esercito, data la necessità di mantenere alto il livello di efficienza delle forze amate.
La maggior parte delle imposte riscosse era utilizzata per le necessità dell’apparato militare e il sistema fiscale dell’impero era strutturato in modo tale da fornire gli introiti sufficienti al suo mantenimento.
L’esigenza di difendere i vasti confini dell’Impero Romano d’Oriente portò i bizantini alla consapevolezza che era indispensabile un esercito forte, preparato e fortemente motivato. Non fu sempre possibile: la Storia riporta molti episodi in cui le truppe si rivelarono inefficaci, poco disciplinate e inadeguate a fronteggiare la situazione. Ma vi furono secoli in cui l’esercito imperiale era il migliore del mondo conosciuto, forte dell’antica tradizione greco-romana arricchita da contributi personali e dalla curiosità bizantina che portava allo studio e all’adozione di valide tecniche apprese dai nemici.
Al di là del lato puramente pratico e tecnologico, i bizantini adottarono spesso strategie e astuzie atte a supplire eventuali carenze: l’uso sapiente della diplomazia fu un arma validissima, di cui si avvalsero molti generali, che entrò a fare parte della strategia militare dell’impero fin dai primi secoli. Meno nobile dell’arte diplomatica, ma altrettanto efficace, fu l’uso della corruzione, ampiamente utilizzata nel corso della millenaria storia di Bisanzio.
Tutto era lecito, pur di salvare l’impero. La consapevolezza e l’orgoglio di essere gli unici continuatori di Roma, impero universale voluto da Dio, spinsero i sovrani di Bisanzio, secolo dopo secolo e con tutti i mezzi a loro disposizione, ad affrontare innumerevoli, svariati nemici e a tentare fino allo stremo di preservare l’eredità romana.
Yarmuk, Kleidion e Mantzikert sono le battaglie analizzate.
La prima ebbe luogo nel VII secolo, durante il regno di Eraclio, in un’epoca in cui Bisanzio seguiva una politica difensiva che mirava più alla conservazione dei confini territoriali che all’espansione.
Le altre due battaglie esaminate risalgono entrambe all’XI secolo, ma possono essere viste come diametralmente opposte: da un lato Kleidion e la forza militare espressa da Basilio II, lo “sterminatore dei Bulgari”, che guidò personalmente il suo esercito e che fu l’imperatore con il maggior numero di vittorie militari in tutta la storia di Bisanzio.
Nemmeno sessant’anni dopo, la battaglia di Mantzikert, “il giorno terribile” della disfatta contro i Turchi Selgiuchidi, che segnò il crollo dell’esercito imperiale. Dopo allora, Bisanzio non riuscì più a riconquistare quella superiorità militare che aveva caratterizzato buona parte della sua storia.
Nonostante i diversi esiti di queste battaglie, tutte dimostrano la incrollabile fede di Bisanzio nelle proprie forze e la tenacia nel perseguire i propri obiettivi: la grandezza dell’impero bizantino risiede proprio nella capacità di essere riuscito, nell’arco di un millennio, a sopravvivere a molteplici attacchi su più fronti e di aver mantenuto perfettamente funzionante un apparato statale che per secoli è stato in grado di esprimere una potenza militare straordinaria.