Abstract:
Le imprese familiari dominano lo scenario economico delle principali economie mondiali (Zahra, 2003), giocando un importante ruolo nella crescita sociale ed economica di molti Paesi. In Italia le piccole e medie imprese a carattere familiare predominano il tessuto economico (Cerrato & Piva, 2012). La caratteristica distintiva dell’impresa familiare rispetto agli altri modelli di business è la presenza di due sfere separate e vicendevolmente influenzabili: la sfera familiare e la sfera imprenditoriale. La presenza di questo binomio è la fonte principale di problemi ed influenza la governance aziendale. Quest’ultima rappresenta un forte parametro di valutazione per gli investitori, come rileva il sondaggio condotto da McKinsey & Company. Ma cosa significa avere un “buono o cattivo governo”? E soprattutto, come lo si misura? Nel lavoro verranno presentate sei variabili sintomo di un buon governo, ovvero la numerosità, la composizione e l’eterogeneità del board, la CEO duality, la composizione dei comitati per la gestione (Remuneration Committee, Audit Committee) e la presenza del Consiglio di Famiglia, definite attraverso lo studio della letteratura. Al fine di migliorare il governo aziendale di un’impresa familiare è stato ipotizzato che quest’ultima utilizzi un maggior numero di indicatori non finanziari e, quindi, che sussista una relazione positiva fra queste misure di carattere quantitativo, ma non monetario il cui principale obiettivo è quello di cercare un espediente fra gli obiettivi a breve e quelli a lungo termine, e il buon governo.
Questo lavoro tenta, appunto di indagare l’esistenza di questa relazione attraverso la somministrazione di un questionario ad aziende familiari italiane quotate e, parallelamente, l’analisi della letteratura di riferimento. Lo studio prova a fornire una comparazione tra le peculiarità che definisco le imprese familiare, la loro corporate governance, l’utilizzo di non financial indicators, rilevando, infine l’esistenza di una relazione positiva fra quest’ultimi due.