Abstract:
Il lavoro illustrato nella tesi nasce come tentativo di esplorare e approfondire il tema della pena di morte in Cina. Nel primo capitolo viene fatta una panoramica sulla pena di morte nel mondo con particolar riferimento alle teorie sulla punizione che sono alla base della giustificazione della pena capitale.
Inoltre viene introdotta brevemente la pena di morte nella Repubblica Popolare Cinese dove tale punizione è stata sin da sempre utilizzata come strumento di controllo del crimine e mantenimento dell’ordine sociale. Tra i 22 paesi di cui si ha notizia sulle effettive esecuzioni nel 2005, la Cina conta il maggior numero di esecuzioni.
Nel secondo capitolo viene offerto un quadro complessivo degli sviluppi dei codici di procedura penale che hanno regolamentato la pena di morte nel corso della storia cinese. Nella Cina imperiale la tradizione Confuciana, insieme a quella Legista, ha giocato un ruolo fondamentale nel plasmare l’idea di legge, di punizione e di moralità del popolo cinese.
Durante il periodo repubblicano i contrasti derivanti dalle prospettive, radicalmente opposte, dei due partiti (il Partito Comunista Cinese e quello Nazionalista) alla guida del paese si riflettevano anche nell’approccio alla punizione e alle leggi da applicare.
Nella Cina socialista, il sistema giuridico e l'ideologia della Repubblica si basavano su modello precedente al 1949 di giustizia comunista e sovietica. Un’importante componente nella costruzione della Cina socialista è stata l'integrazione dell'ideologia di Mao del "diritto vivente" nel clima politico della lotta di classe; una forma di diritto che sarebbe dovuta subentrare alla rigida legge delle piccole èlite perché più flessibile e dunque idonea a soddisfare le esigenze di cambiamento delle condizioni sociali, in particolare nel processo rivoluzionario.
Il terzo capitolo è incentrato sulle riforme sulla pena di morte attuate dal 2005 al 2015. Ispirandosi alla campagna mondiale contro la pena di morte guidata dai paesi europei, la Cina ha emanato, già dal 2005, una serie di riforme relative al diritto e alle politiche riguardanti la pena capitale, garantendo una revisione di tutte le condanne a morte da parte della Corte Suprema del Popolo (CSP). L'obiettivo di tali riforme è quello di "uccidere meno, uccidere con cautela" (少杀愼杀Shǎo shā shèn shā) assicurando la tutela dei diritti degli imputati e la prevenzione di errori giudiziari futuri, diminuendo di un terzo il numero totale delle condanne a morte.
Nel quarto capitolo viene analizzato l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti della pena di morte. Data la segretezza che circonda la questione sulla pena di morte, negli ultimi anni sono state condotte poche indagini sull’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti della pena di morte. I dati ottenuti rivelano un forte supporto che è variato dal 69% al 95%, alla cui base ci sono giustificazioni collegate al valore deterrente e retributivo della pena capitale.
Nella Cina contemporanea, i cittadini e il governo credono fermamente nel valore deterrente della pena di morte quale strumento per condannare le ingiustizie ed educare il popolo. Da ciò si deduce che la possibilità di abolire la pena di morte in Cina è abbastanza remota poiché la morte come punizione è una pratica millenaria profondamente radicata nella società cinese. Viene infine affrontata la questione sui diritti umani e sull’espianto illegale degli organi dei condannati a morte.