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Viviamo in un' epoca caratterizzata da un' inasprimento delle disuguaglianze, un allargamento della povertà e dell' esclusione sociale, un approfondimento della polarizzazione tra la parte più ricca e quella più povera della popolazione. Il modello liberale fallisce miseramente nella realizzazione di una coesione sociale, mentre il ruolo dello stato è sempre più marginale e sempre più a servizio del mercato. Essi operano a braccetto allargando ed espandendo i confini dei mercati e dei mezzi di produzione e restringendo quelli delle libertà delle persone. La forbice delle disuguaglianze divide non solo ricchi e poveri, ma anche chi è libero di spostarsi, di cercare nuove opportunità e chi invece vede negarsi queste opportunità, con confini sbarrati o respingimenti ingiustificati. La nostra è una globalizzazione per merci e capitali, non per persone in cerca di una miglior vita. All' interno di questo contesto i cittadini affrontano una forte crisi della solidarietà alimentata dall' individualismo e l' isolamento, i mali sociali di questi anni. Capro espiatorio numero uno del malessere delle vittime di questo sistema, urlato e sbraitato da media e politici di tutto il mondo, è lo straniero: colui che fugge dalle conseguenze di quel liberalismo spietato che, dopo avergli portato via tutto, prova anche a strappargli quell' ultimo briciolo di speranza rimastogli. L' immigrato, il diverso, portatore di paure e incertezze, alimentate dai discorsi stereotipati che fuoriescono quotidianamente dai mezzi di comunicazione, i quali hanno come fine la disumanizzazione di queste persone e l' allontanamento dai loro simili. Mai come ora c' è bisogno di umanità, relazioni vere non strumentalizzate da un fine ultimo utilitarista, c' è bisogno di eliminare quei confini invisibili che ci separano riscoprendo la semplicità dei rapporti autentici, naturali, come quelli tra bambini. Allora quale modo migliore se non quello del gioco per abbattere quelle barriere che ci dividono dall' altro e rigenerare quella curiosità verso il “diverso”, che può diventare invece fonte di ispirazione e arricchimento. Sto parlando del “gioco del teatro”, il quale, risvegliando la creatività delle persone, porta alla realizzazione di un percorso di crescita personale che genera benessere individuale e sociale. Attraverso il teatro si mettono in relazione i personaggi interni dei soggetti partecipanti e gli attori esterni coinvolti nel progetto più ampio di inserimento sociale in un territorio, alimentando la capacità e volontà di stare bene insieme, di cooperare per un vantaggio comune, di partecipare alla vita pubblica e civile. Dalla fine degli anni '90 si parla di “teatro sociale” come espressione, formazione e interazione di persone, gruppi e comunità. Il teatro quindi può diventare anche strumento di inclusione sociale, attivando proprio quelle relazioni umane che generano benessere. Andremo qui ad analizzare un' esperienza di teatro sociale: “Intrecci di donna”, un laboratorio per donne straniere, italiane e rifugiate, che si trovano nel territorio di Padova e provincia. Attraverso l' analisi del materiale raccolto e delle interviste fatte alle partecipanti, indagheremo sugli aspetti negativi e positivi di questa esperienza, vedendo in che modo essa influisca sul benessere della persona e nella relazione con l' altro e l' esterno, come sia in grado di abbattere confini e stereotipi, come trasformi la diversità in risorsa. |
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