Abstract:
L’intento di questa tesi è quello di portare sotto i riflettori della disciplina antropologica un contesto in cui emerga l’importanza delle pratiche quotidiane nel creare legami relazionali e affettivi ‘analoghi a quelli di una famiglia’. L’antropologia, nel corso della sua storia, si è interrogata attraverso diversi approcci teorici sui significati della parentela, soffermandosi anche ad indagare la dicotomia tra gli aspetti ‘biologico’ e ‘culturale’ che la caratterizzano. Negli ultimi decenni alcuni antropologi si sono concentrati sull’analisi di pratiche culturali che creano ‘familiarità’ mettendo in luce gli aspetti del quotidiano che vanno a generare la ‘reciprocità’ di tali legami, ma anche di relazioni non basate sulla consanguineità. Attraverso questa prospettiva si è scelto di indagare la realtà delle comunità educative per minori, dove l’aspetto della ‘familiarità’ è costruito sia grazie alle pratiche quotidiane, sia grazie ad un quadro legislativo che norma le caratteristiche di tali realtà. A partire da una panoramica storico-giuridica, proposta per comprendere il quadro nazionale e l’iter normativo retrostante alle comunità di accoglienza in Italia, si passerà ad offrire uno sguardo focalizzato su una comunità educativa per minori allontanati dalla famiglia nella provincia di Macerata. La ricerca sul campo è stata svolta all’interno del “Veliero” una comunità scelta fra quelle dell’Associazione Piombini-Sensini ONLUS. Si tratta di una struttura residenziale dove convivono un massimo di 8 bambini (fra i tre e i dieci anni al momento di ingresso) e dove vi sono quattro educatori e un coordinatore come adulti di riferimento. Si analizzerà in un primo momento la storia dell’Associazione, le cui fondamenta risalgono al 1895, per poi presentare gli spazi e le persone del contesto di ricerca. Il “funzionamento” di una comunità educativa per minori include una serie di pratiche complesse che si sviluppano attraverso livelli differenti, intrecciando nella quotidianità quello amministrativo-burocratico, a quello relazionale e affettivo. Attraverso strumenti propri dell’antropologia, quali l’osservazione partecipante e le interviste, si offrirà uno spaccato della vita quotidiana di questa realtà, vissuta con continuità per due mesi, grazie ad un tirocinio svolto all’interno di questa associazione. Si guarderà alle riunioni d’équipe come momenti attraverso i quali si riflette sui rapporti tra educatori e ragazzi, e come momenti indispensabili per la creazione delle pratiche che interessano le relazioni con i bambini. Si offrirà uno sguardo sullo svolgimento di una giornata tipo, per comprendere in che modo adulti e ragazzi intessono la loro relazione e ci si soffermerà su alcuni aspetti specifici come lo svolgimento dei compiti scolastici, i momenti di gioco e le feste. Si offrirà infine uno sguardo generale su una delle altre comunità dell’associazione, la comunità di accoglienza per adolescenti maschi, per avere la possibilità di cogliere somiglianze e differenze nella costruzione quotidiana delle relazioni.