Abstract:
Il tema che ha ispirato questo lavoro è la teoria del valore dei beni economici, e in particolare la versione emersa dalle riflessioni di Ludwig Edler von Mises (1881-1973), economista austriaco, esponente di spicco della cosiddetta Scuola Austriaca di economia e maestro del più celebre Friedrich von Hayek. Quest’ultimo, nel 1974, fu insignito del premio Nobel per i suoi lavori degli anni ’30 sulla natura dei cicli economici, i quali perfezionarono le teorie sviluppate proprio da Mises nel corso dei precedenti decenni. Mises, che si era inizialmente dedicato a studi di carattere storico, si convertì a quelli economici in seguito alla lettura dei Grundsätze di Carl Menger, che della Scuola Austriaca fu il capostipite e la cui notorietà è specialmente legata all’introduzione dell’analisi marginale in tal genere di studi. Il fascino esercitato dall’opera di Menger lo indusse a ripensare criticamente il discorso economico sin dai suoi più remoti fondamenti, per poterlo erigere su basi più solide. Così facendo, egli dovette inevitabilmente imbattersi nelle questioni della filosofia - della filosofia dell’economia e dell’antropologia filosofica, nella fattispecie – e in ciò risiede, per chi scrive, il principale fattore di attrazione dell’argomento selezionato. Il confronto con esse lo avrebbe portato a un radicale ripensamento circa il metodo e il merito della scienza economica, una revisione che avrebbe conferito alla Scuola Austriaca un’originalità eccezionale nel panorama degli indirizzi contemporanei e recenti: il dialogo con quest’ultimi, in effetti, fu ostacolato e reso difficoltoso proprio da quest’opera di approfondimento dei presupposti epistemologici e disciplinari, che gli esponenti di tali indirizzi non intrapresero, quantomeno non con la spregiudicatezza che segnò l’operazione condotta dal nostro autore.
In questo lavoro, suddiviso in due parti, ci proponiamo di ispezionare i lineamenti fondamentali della teoria del valore di Mises: essa, pur intercettando i contributi positivi di quella delineata da Menger, li precisa nel contesto di una teoria della scelta, piuttosto che dei bisogni, radicalizzandone con ciò lo spirito “soggettivistico”. La prima parte esordisce con una preliminare trattazione epistemologica e metodologica della questione in esame, per chiarirne alcuni aspetti essenziali. Oltre all’esposizione della teoria del valore e della formazione dei prezzi, un capitolo è riservato ad una esplorazione degli aspetti più caratterizzanti dell’economia matematica, per verificare l’effettiva opportunità di servirsi dell’analisi superiore nell’indagine economica – e, nella fattispecie, nella teoria del valore dei beni economici. Un ultimo capitolo ripercorrerà idealmente lo sviluppo storico della teoria del valore, dai filosofi greci ai teologi latini, sino ai moderni protagonisti della teoria del valore-lavoro, anteriori alla “rivoluzione marginalista”. Nel corso della seconda parte dell’esposizione, focalizzeremo l’attenzione sulle implicazioni che la teoria del valore di Mises produce in alcuni campi specifici dell’analisi economica, come la teoria del capitale e dell’interesse, la teoria monetaria e la natura dei cicli economici.