Abstract:
Il lavoro si pone l’obiettivo di porre le basi per un passaggio alla fatturazione in divisa estera per una PMI fortemente spinta all’internazionalizzazione.
Dopo aver elaborato un business plan volto a stimare i ricavi extra zona euro, si procede con la quantificazione dei possibili impatti in termini di marginalità aziendali del rischio valutario attraverso lo strumento tecnico del “Value at Risk”. Determinati i livelli critici di tassi di cambio verso cui l’azienda rileva le sue esposizioni per l’esercizio contabile 2016 e definitivo puntualmente come si configura il rischio valutario per un’azienda non finanziaria, si procede con la costruzione delle coperture atte a neutralizzare o quantomeno limitare l’impatto del rischio valutario sui cash flow aziendali, in un’ottica perfettamente coerente con un approccio moderno al Risk Management.
Questa seconda parte del lavoro, sicuramente la più corposa, confronterà due diversi approcci di hedging. In un primo momento verranno addottati strumenti derivati di copertura coerenti con un approccio di gestione del rischio definibile come statico; in un secondo momento invece sono stati applicati strumenti derivati a contenuto opzionale che, per le loro caratteristiche intrinseche, maggiormente si adattano ad uno stile di gestione definibile come dinamico.
L’applicazione di ogni strumento di copertura è affiancata da una precisa disamina del suo funzionamento e da una simulazione di efficacia basata sulle previsioni dei tassi di cambio fornite da Bloomberg, volta a verificarne la validità prospettica.
L’ultimo capitolo del lavoro si prefigge invece l’obiettivo di verificare ex-post, sulla base dei tassi di cambio effettivamente verificatisi nel mercato, l’efficacia delle strategie di copertura del rischio valutario adottate, attraverso la metodologia del “backtesting”.