Abstract:
L’Italia è senza dubbio il Paese in cui i distretti industriali si sono diffusi maggiormente, al punto che oggi sembra impossibile separare l’andamento economico italiano da quello dei distretti. Questo spiega perché, dal momento che l’economia del Paese non cresce più come un tempo, anche tale modello di organizzazione della produzione sia stato messo in discussione e sia stato accusato di aver acuito e protratto i principali fattori di debolezza del sistema produttivo italiano: la ridotta dimensione delle aziende e la focalizzazione sui settori tradizionali.
Sebbene non si voglia nel presente lavoro sottovalutare le critiche sopracitate, l’ipotesi da cui si parte è assai diversa. Ovvero, senza negare le difficoltà indotte dalle modificazioni del contesto che hanno avuto luogo a partire dagli anni Novanta e quelle portate dalla crisi economica mondiale, non può essere nemmeno negato che le PMI distrettuali si siano rivelate più flessibili di altre forme di organizzazione della produzione ed abbiano registrato – durante tutto il periodo di crisi – una performance superiore rispetto alle aree non distrettuali.
Non risulta, pertanto, improprio ipotizzare che i distretti possano rappresentare la chiave di svolta per uscire dalla crisi e innescare la ripresa dell’economia italiana. Al fine di suffragare tale ipotesi nel Lavoro verrà evidenziato come alcune imprese distrettuali ed alcuni distretti si stiano rivelando abili nel porre in essere strategie in grado di innalzare la produttività e la competitività. Verrà infine sottolineata l’importanza del ruolo giocato dal Governo e dalle istituzioni locali nel creare un ambiente favorevole al “fare impresa”.