Abstract:
Danh Vo, artista danese di origine vietnamita, residente tra Berlino e Città del Messico, nato il 1975 a Bà Ria, è senza ombra di dubbio l’«artista del momento», entrato ormai a far parte “di diritto” nel sistema dell’arte contemporanea composto da artisti-divinità osannati da galleristi e collezionisti e corteggiati da tutte le più importanti istituzioni museali del mondo. Nato nel 1975 in Vietnam, a soli quattro anni è costretto a lasciare la sua terra, a causa della guerra civile, ed emigrare in Europa con tutta la sua famiglia a bordo di un’imbarcazione di fortuna.La sua produzione artistica ha innescato una considerevole attenzione a scala internazionale, con mostre individuali presso le Stedelijk Museum di Amsterdam (2008), la Kunsthalle Basel (2009), l’Art Institute di Chicago (2012), il Museo d’arte moderna della città di Parigi (2013), il Museion di Bolzano con la mostra “Fabulous Muscles” (2013), la partecipazione nello stesso anno, alla 55° Esposizione Internazionale d’Arte, presso l’Arsenale de la Biennale di Venezia intitolata “Il Palazzo Enciclopedico”, l’installazione “Autoerotic Asphyxiation” in occasione della mostra “The Illusion of Light” presso Palazzo Grassi-Fondazione François Pinault. In occasione della vittoria dello Hugo Boss Prize nel 2012, il curatore associato del Guggenheim Museum di New York, Katherine Brinson, ha definito la ricerca artistica di Danh Vo, come un lavoro che “illumina i fili intrecciati dell’esperienza privata e della storia collettiva che forma il nostro senso del sé. Emergendo da un processo di ricerca, incontri casuali e delicate trattative personali, le sue installazioni scoprono le connotazioni latenti e le memorie incorporate in forme familiari”.
Il sistema dell’arte potrebbe essere rappresentato come una realtà “rigida” in cui gli attori (gli artisti, i curatori, i critici, i committenti tra cui i collezionisti, le istituzioni; i media, ecc.) giocano delle parti ben definite e difficilmente gli uni possono sostituire gli altri o intercambiarsi, anche se, come i fatti lo evidenziano, spesso gli uni si sostituiscono agli altri, da ciò nascono nuove figure come il critico-curatore, l’artista-curatore, il gallerista-artista, il critico-artista, i quali si impegnano in progetti che diventano vere e proprie sfide.
Il curatore quindi, nonostante la sua figura sia in una crisi irreversibile e molti sono a dubitare ancora della sua utilità soprattutto vista la grave situazione economica di crisi finanziaria in cui versano quasi tutte le istituzioni culturali pubbliche, è colui che sceglie gli artisti e decide gli artisti da “includere” nel mondo dell’arte contemporanea e chi invece “lasciare fuori”.
Cosa accade quando è l’artista che assume questo ruolo, cosa accade quando l’artista diventa curatore di una mostra? La risposta a questa domanda è la tematica principale di questo lavoro, attraverso un’attenta e approfondita indagine della mostra Slip of the tongue, co-curata da Danh Vo e Caroline Burgeois, presentata a Punta della Dogana di Venezia dal 12 aprile 2015 fino al 10 gennaio 2016. In questa occasione Danh Vo è stato il curatore della mostra scegliendo gli artisti e le opere da esporre. Il presente lavoro è suddiviso in quattro capitoli, il primo è intitolato “Da artisti a curatori: un breve excursus delle mostre curate dagli artisti”; il secondo capitolo è intitolato “La ricerca artistica di Danh Vo: il frammento tra storie di antichità, collezionismo, conflitti e guerre di religione”; il terzo capitolo è intitolato “La donna artista: storie di identità e di dissidio interiore”; il quarto capitolo è intitolato “L’identità dell’artista: tra genere, alterità e diversità”.