dc.contributor.advisor |
Rizzardi, Veniero |
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dc.contributor.author |
Nocerino, Salvatore <1985> |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2016-06-15 |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2016-10-07T07:59:44Z |
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dc.date.available |
2016-10-07T07:59:44Z |
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dc.date.issued |
2016-06-29 |
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dc.identifier.uri |
http://hdl.handle.net/10579/8712 |
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dc.description.abstract |
La Musica è sempre stata presente nella vita degli uomini in moltissime forme ed ha sempre avuto larghissima diffusione. A partire dall’epoca fonografica (inizi del XX sec.) potenzialmente chiunque può accedervi in ogni momento per godere nell’immediato di qualsiasi genere stile o forma musicale laddove semplicemente sorga il desiderio. In questi ultimi anni assistiamo però a un fenomeno davvero particolare. Nell’epoca dello streaming, in cui possiamo ascoltare il nostro brano preferito proprio appena ne sentiamo il desiderio, assistiamo al ritorno di un formato tecnicamente obsoleto. Come è possibile che, mentre avviene una vera e propria rivoluzione musicale in termini di fruizione, un vecchio formato torni sulla cresta dell’onda producendo profitti che non hanno nulla da invidiare alla controparte digitale gratuita o semigratuita? Ci si propone quindi di offrire uno spaccato attualissimo del momento che stiamo vivendo, arricchito da dati economici e da una descrizione dei fenomeni che ci si parano avanti, analizzando alcuni dati storici circa il mercato della musica su supporto e la situazione attuale. Quindi consideriamo il fenomeno dello streaming e della “musica liquida”, per contestualizzare la ripresa del mercato del supporto fisico, del disco, formato che a ben vedere non è mai effettivamente scomparso. L’introduzione nel mercato dell’LP (Long Play) nel 1948, di cui è propria la tecnologia del microsolco, instrada verso il concetto di “alta fedeltà” che propone tutt’altro modo di intendere la musica rispetto al passato. L’LP è il supporto che fino ad oggi ha avuto più lunga vita sul mercato rispetto a qualsiasi altro formato ed anche per questo resta tutt’ora il simbolo per eccellenza della musica registrata. L’avvento del supporto digitale a metà degli anni 1980 prelude di fatto al venir meno del supporto fisico, e infatti già sul finire degli anni ‘90 la musica si può trasmettere attraverso la neodiffusa rete internet. I primi anni del nuovo millennio decretano il successo del Compact Disc che però, tra il 2004 e il 2005, deve fare spazio alla concorrenza digitale che vede la “smaterializzazione” del supporto. Tra il 2010 e il 2013 il formato CD dovrà dividere più di metà del mercato con i servizi di download di musica digitale e con i servizi di streaming. Ecco però che nel bel mezzo della rivoluzione digitale della musica si presenta una tangibile ripresa d’interesse e quindi ripresa della produzione industriale dell’LP che sembrava essere passato alla storia già alla fine degli anni ‘80. Se a livello di mercato si parla di un 3% della fetta complessiva del mercato musicale, in termini di fatturato siamo nell’ordine delle vendite di musica liquida. Il dato è estremamente rilevante in termini di implicazioni qualitative del supporto e per ciò che concerne la dimensione affettiva e fruitiva del suo ampio pubblico di riferimento, che si fa forte oltre della grafiche delle copertine, di una presunta maggior fedeltà audio del supporto analogico rispetto a quello digitale. I dati di mercato dimostrano che la vendita di LP non riguarda esclusivamente il pubblico adulto ma anche un pubblico giovane, come testimonia un relativo boom delle vendite di LP di nuova produzione ma soprattutto di “interesse giovanile”. La “smaterializzazione” del supporto non ne ha determinato la scomparsa. L’LP sembra aver acquisito in questi anni la dimensione dell’oggetto simbolo dell’industria discografica e della musica stessa, un po’ perché è stato il supporto più utilizzato nella storia della musica registrata e un po’ perché con il suo design e con la sua grafica che è veicolo di numerose informazioni, è divenuto il principale vettore della storia della musica e di certo ne ha influenzato il corso. |
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dc.language.iso |
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dc.publisher |
Università Ca' Foscari Venezia |
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dc.rights |
© Salvatore Nocerino, 2016 |
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dc.title |
IL RUOLO DEL LONG PLAY NELL'ERA DELLO STREAMING |
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dc.title.alternative |
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dc.type |
Master's Degree Thesis |
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dc.degree.name |
Economia e gestione delle arti e delle attività culturali |
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dc.degree.level |
Laurea magistrale |
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dc.degree.grantor |
Scuola in Conservazione e Produzione dei Beni Culturali |
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dc.description.academicyear |
2015/2016, sessione estiva |
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dc.rights.accessrights |
openAccess |
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dc.thesis.matricno |
826164 |
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dc.subject.miur |
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dc.description.note |
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dc.degree.discipline |
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dc.contributor.co-advisor |
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dc.date.embargoend |
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dc.provenance.upload |
Salvatore Nocerino (826164@stud.unive.it), 2016-06-15 |
it_IT |
dc.provenance.plagiarycheck |
Veniero Rizzardi (veniero@unive.it), 2016-06-27 |
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