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Domenico Gnoli, artista eclettico, disegnatore ed incisore, costumista e scenografo, pittore ed illustratore, è noto soprattutto per la sua produzione pittorica degli anni ’60, su cui la critica si è concentrata maggiormente. Con questa ricerca si vuole analizzare un aspetto del lavoro di Gnoli tutt’altro che secondario, tuttavia meno approfondito, ovvero la sua opera di illustrazione per l’editoria. Tra la seconda metà degli anni ’50 e la fine degli anni ‘60, l’artista ha arricchito con il suo personalissimo stile -eclettico come la sua carriera, sostenuto da un’immaginazione resa ancor più fertile dall’ottima conoscenza della storia dell’arte - le pagine di magazine come Life, Fortune, Holiday, Horizon e Show; oltre ad esse, Gnoli ha illustrato anche alcuni libri, tra i quali il suo romanzo Orestes or the art of smiling. Se ad un primo sguardo la sua opera d’illustrazione appare eterogenea, soggetta a repentini cambiamenti stilistici e iconografici, e se pertanto egli può apparire sfuggente, ad un secondo sguardo si noterà come nell’intero corpus illustrativo di Gnoli sono presenti delle direttive stilistiche caratterizzanti: tra le più evidenti, la ripetizione ossessiva del particolare, con un generale effetto di horror vacui, ed il trattamento dello spazio, caratterizzato dai punti di vista a volo d’uccello e dall’impostazione fotografica dell’immagine. Con questo studio si vuole fornire una lettura critica dell’illustrazione, mirata a rilevarne i punti focali e le influenze iconografiche, fino a sfiorare un’analisi del movente psicologico che si cela dietro l’arte di Gnoli, desunto dalla sua eredità artistica. |
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