Abstract:
La crisi del debito pubblico in corso nell’Eurozona si svolge nel quadro di una grave crisi economica e finanziaria su scala globale. Le politiche di austerità imposte dal fronte dei creditori sono presentate ai cittadini dei paesi più vulnerabili come l’unico rimedio efficace per la riduzione del debito pubblico e il consolidamento del bilancio statale. La regressione delle condizioni di vita dei cittadini della “periferia” dell’Unione europea, di cui la demolizione dello stato sociale è il simbolo, è il sacrificio essenziale per perseguire la ripresa economica. Campagne mediatiche di colpevolizzazione dei cittadini, ad opera dell’attuale classe dirigente, inducono il cittadino a sentirsi responsabile di aver vissuto al di sopra dei propri mezzi, facendo appello a riflessi culturali che risalgono a una tradizione e a una sensibilità millenaria: il senso di moralità condivisa ci induce a rispettare i nostri obblighi e a ripagare i nostri debiti. Il punto di forza dell’ideologia dominante è la dichiarata assenza di alternative percorribili. Eppure in questi anni un movimento sociale internazionale tenta di far emergere una narrativa diversa e di rompere la trappola della strategia del debito, portata avanti da una coalizione di interessi che unisce politica e finanza. Il primo passo è la denuncia di un modello di crescita economica fondato sull’indebitamento e sulla disuguaglianza e la decostruzione dei falsi paradigmi su cui esso si fonda, a partire dal mito sul debito e sull’origine del denaro. Un rinnovato spirito critico e il controllo democratico della vita pubblica dello Stato possono fornire strumenti utili a mettere in discussione la legittimità e la legalità del debito che si è chiamati a onorare ad un costo sociale elevatissimo.