Abstract:
L’intento di questo elaborato è di mettere in luce il valore dell’artista francese Jean Dubuffet (1901-1985), mediante una riflessione che tenga conto da un lato della sua produzione artistica e dall’altro del suo pensiero estetico, raccolto negli scritti dalla natura multiforme, che compongono i quattro volumi "Prospectus et tous écrits suivants".
Nella prima parte si opera una dettagliata 'entrée dans la matière' delle sue opere, soffermandosi sulle diverse fasi che ne hanno caratterizzato l’essenza artistica: dapprima l’inizio in una natura materica ed informe (1942-1964), con un focus sull’importantissimo ciclo litografico dei "Phénoménes", l’esperienza poi dodicennale tra le sinuose e idiomatiche linee 'hourloupesche' e, in ultimo, quel miraggio, evidenziato dai cicli degli anni ’80 "Mires" e "Non-lieux", di una realtà altra, in cui spazio e tempo sono quelli prima della Cultura.
Segue quindi un’indagine sulla ricezione critica della sua opera in Francia, Italia e Stati Uniti, i tre paesi in cui l’esperienza dubuffettiana si è rivelata più interessante.
La seconda parte dell’elaborato invece si concentra maggiormente sul filosofo-pittore. In modo particolare, viene indagato il rapporto del nostro con la cosiddetta "Art Brut", la costituzione di una collezione della stessa, l’istituzione di una 'Compagnie' a sostegno della medesima e gli incontri con i malati di mente negli ospedali psichiatrici. L’interesse per tale “linguaggio” (ritenuto da Dubuffet pura ed immediata trasposizione dei dati del pensiero), così come nei confronti del segno infantile, rientra in un discorso che vede il nostro sostenere i "Valeurs Sauvages" in opposizione a quelli della "Asphixiante Culture", nuovo "oppio dei popoli”, che impedisce all’uomo di avere una visione libera. Di conseguenza, in queste pagine ci si propone anche di far emergere il ruolo che per Dubuffet l’artista e l’arte devono avere al fine di portare alla “déculturisation du regard”, così come di mettere in luce le contraddizioni teoriche del nostro, che emblematicamente si racchiudono nella peculiare relazione che si instaura tra il peintre-philosophe e le istituzioni culturali.