Abstract:
La presente tesi nasce dalla volontà di comprendere le ragioni della versatilità sia simbolica che pratica dei materiali inconsueti utilizzati dagli artisti del gruppo dell'Arte Povera e di capire quali siano le effettive possibilità di salvaguardare questa ricchezza senza minarne l'espressività e il significato. Nella prima parte si delinea un'analisi generale del postmodernismo culturale e delle sue ripercussioni in ambito artistico, a cui segue l'esame di come le peculiarità dell'opera contemporanea si trasformino dal punto di vista conservativo in altrettante problematiche, costringendo i restauratori a una revisione della loro pratica nel senso del compromesso. Nella seconda parte trova posto l'analisi dei casi di studio, basata sulla letteratura esistente. Mario Merz interessa per il suo polimaterismo, che dà luogo all'interazione non sempre pacifica di materiali eterogenei. L'abbinamento di elementi morbidi e pesanti in Gilberto Zorio si traduce in opere altamente instabili, che uniscono la scarsa resistenza all'invecchiamento della gomma alla pericolosità dell'Eternit. Il caso di Piero Gilardi salta invece agli occhi per come la continua ricerca di interventi efficaci su un materiale tanto fragile come la gommapiuma assuma i tratti di una corsa contro il tempo per evitarne la disintegrazione completa. Infine, l'uso anomalo che Giuseppe Penone fa del legno e del terriccio mette alla prova le capacità logistiche e conservative del museo in modi assolutamente nuovi.