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La ricerca si propone di analizzare le attività laboratoriali e le performance realizzate nell’ambito dei progetti teatrali nella periferia nord della città di Napoli. Supportati e inizialmente finanziati dalle istituzioni, questi progetti si collocano nell’ambito degli interventi di riqualificazione rivolti alla periferia.
I tre casi di studio presi in esame si riferiscono a tre distinti percorsi didattici e artistici, nell’ambito del teatro e della danza; i percorsi hanno coinvolto diverse generazioni: bambini, adolescenti/giovani adulti ed anziani.
I casi di studio permettono di esplorare e di analizzare le modalità relazionali tra attori coinvolti, artisti, insegnanti e operatori sociali, nonché tra i promotori delle attività prese in esame e le istituzioni. Tramite l’approfondimento di questi rapporti, particolare attenzione viene data alla relazione tra arte e politica, in particolare all’arte e alla cultura come strumenti di critica, cambiamento e d'inclusione sociale. In quest'ottica teatro e arti performative vengono, quindi, proposti come pratiche per la promozione dei valori di cittadinanza e catalizzatori di processi inclusivi "dal basso" all’interno della città.
Il primo caso di studio riguarda l’analisi di una pièce teatrale scritta dalla compagnia Punta Corsara di Scampia. Il tema della pièce è la nozione di periferia urbana con la critica delle sue rappresentazioni stereotipanti (e strumentalizzanti) più comuni elaborate dai politici, dagli esperti e dai media. Il secondo caso di studio riguarda il laboratorio teatrale per adolescenti Arrevuoto, che coinvolge in gemellaggio scuole di diverse aree della città, tra cui Scampia. Il terzo caso di studio riguarda il progetto di laboratorio di danza contemporanea Oro a Scampia, a cura del coreografo Virgilio Sieni, organizzato da Punta Corsara e rivolto agli anziani dei quartieri della periferia nord napoletana.
Particolare attenzione viene data sia alla descrizione del processo di preparazione delle performance che alle performance nel loro momento di presentazione e confronto con il pubblico.
Viene posto in evidenza il ruolo e la dimensione affettiva di tali attività artistiche e ricreative nelle vite degli interlocutori e analizzate le relazioni tra promotori dei progetti ed istituzioni, nell’ambito del più ampio e complesso rapporto con la città.
A tal proposito, viene esaminata la nozione di coralità e quella di teatro, quest'ultimo inteso sia come rito in grado di creare comunità, sia come pratica riflessiva (e a sua volta etnografica) di partecipazione e di critica politica, sia come forma di resistenza individuale e collettiva.
Un ulteriore approfondimento, infine, è rivolto ad un’ampia contestualizzazione della periferia nord napoletana, con particolare attenzione alle strutture e agli spazi dove laboratori e performance si sono svolti - luoghi spesso contesi tra artisti/promotori delle attività e istituzioni locali.
Il lavoro privilegia un approccio descrittivo di tipo fenomenologico e utilizza gli strumenti teorici dell’antropologia culturale, urbana, del teatro, con innesti interdisciplinari dalla filosofia, dalla teoria degli affetti, dall’urbanistica e dalla teoria della performance. |
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