Abstract:
Nonostante siano passati decenni dall’ultima pubblicazione che venne fatta su di lui, non per questo significa che Archimede Bresciani da Gazoldo (Mantova 1881, Milano 1939) non sia stato un pittore valido, anzi. Credo che Bresciani sia stato un pittore interessante e ricco di sfacettature, non solo dal punto di vista artistico, ma anche umano.
Egli fu costantemente sincero verso la sua pittura, creata da un calcolo preciso e da un forte attaccamento al vero; dipinse con passione e sentimento per oltre trent'anni, producendo un'ingente quantità di opere d'arte, oggi sparse e custodite per lo più in collezioni private lombarde. Sono riuscita a rintracciare alcuni di questi patrimoni ed alcuni collezionisti mi hanno aperto con orgoglio le porte delle loro case: ho così schedato cinquanta opere, fra cui dodici inedite, a mio avviso fondamentali per delineare la carriera pittorica di Bresciani, la quale credo si possa suddividere in tre grandi tematiche: il ritratto, la natura morta e i paesaggi.
Percorrendo l’opera di Bresciani e osservando le opere in catalogo è chiaro il suo percorso artistico, dall’idolatria segantiniana, all’influenza subita dal suo maestro Cesare Tallone, in particolare sulla ritrattistica, fino al tardo e maturo luminismo degli anni ‘30, quando la sua tecnica divenne più approssimativa e la sua pittura diventò una traduzione della freschezza e immediatezza delle più intime impressioni.
Il suo operato è ammirevole poiché, nonostante fosse uno sperimentatore ed un osservatore dell’arte internazionale, egli non si fece mai influenzare dalle rivoluzioni culturali di quegli anni, ma restò fedele e coerente alla sua idea di pittura, guidata da una profonda necessità spirituale e da un preciso intento poetico.