Abstract:
Il lavoro mira a fornire un quadro interpretativo in cui collocare la straordinaria ascesa dei prezzi che, a partire dai primi anni Duemila, portò il greggio a sfiorare i 150 dollari al barile nel luglio 2008. Dopo una panoramica delle cause più spesso invocate dagli addetti ai lavori nell'ambito di un vero e proprio dibattito politico e accademico, si evidenziano le condizioni sine qua non del darsi della crisi petrolifera, ossia una capacità produttiva inutilizzata ridotta ai minimi termini e un settore di raffinazione inadeguato a distillare la sempre più crescente offerta di petroli pesanti nei mercati internazionali. A queste, l'analisi aggiunge la congiunzione di alcuni eventi, che insieme, sono in grado di giustificare l'impennata dei prezzi in questione. Tra queste, le dinamiche della domanda e dell'offerta acquisiscono un ruolo centrale, per via, da un lato, della crescente sete di petrolio da parte delle economie emergenti e, dall'altro, di un'offerta incapace di stare al passo. Nella parte centrale, il quadro si estende al contributo dell'OPEC, ma soprattutto ai mercati finanziari, per via di un aumento dei prezzi che a partire dal 2005, assume sempre più i contorni di un bolla speculativa. L'epilogo è interamente dedicato all'altrettanto straordinario crollo dei prezzi, avvenuto tra luglio e dicembre 2008, quando l'oro nero si assestò intorno ai 30 dollari al barile, ma anche alle conseguenze macroeconomiche dello "shock" petrolifero lungo la decade.