Abstract:
Quella di Enrico Mattei è una vita molte volte rivista e discussa. La morte improvvisa e violenta, oltre a vari episodi di conflitto con grandi compagnie e partiti politici nazionali e internazionali, hanno aiutato ad aumentare il fascino di un personaggio controverso. Se da un lato infatti Mattei è diventato simbolo della volontà dell'italiano che produce e vuole tenere alto il buon nome della propria bandiera all'estero, guidando l'ENI per un decennio a cercare le risorse minerarie necessarie alla crescita industriale post-bellica, dall'altro i metodi utilizzati per portare a compimento queste aspirazioni non sono sempre stati dei più limpidi.
Come confessò lui stesso in un'intervista a Scalfari e Benedetti, si sentiva come Francis Drake: un corsaro al servizio del suo Paese. Di queste due facce di Mattei come uomo e imprenditore si è parlato parecchio negli anni, sottolineando la caparbietà che lo portava a cercare il risultato con ogni mezzo. Meno è stato detto del “politico” Mattei, che oltre ad opporsi ai vertici del proprio partito si oppose al più vasto regime di monopolio del tempo, che vedeva sette grandi compagnie spartirsi il dominio della produzione e della distribuzione del petrolio.
Proprio a questo punta questa tesi, ossia a mettere in luce gli aspetti economico politici di una vicenda che nel suo piccolo ha cambiato il modo di intendere i rapporti di produzione e di dominio con i paesi del cosiddetto “terzo mondo”. Lo farà in parte analizzando la lungimiranza del pensiero di Mattei, che prima del tempo aveva capito il momento di rottura che sarebbe arrivato, e che avrebbe visto i paesi produttori tentare di riprendersi il dominio sul petrolio.
Dall'altro, sarà importante analizzare i motivi economici che hanno spinto un “petroliere senza petrolio”, com'è stato schernito dalla stampa del tempo, a stipulare degli accordi di così grande rottura rispetto a quelli voluti dal cartello del tempo, oltre ai motivi politici che portarono i paesi produttori a richiedere ed ottenere gli accordi stessi. Centrale in questo senso il “caso Mossadeq” che si concluse con una sostanziale vittoria delle compagnie americane su quelle inglesi, ma che per la prima volta permise a Mattei di stipulare un accordo “fifty-fifty” con lo scià Reza Pahlavi: uno smacco politico per le grandi compagnie, che non hanno perso occasione per tentare di mettere i bastoni tra le ruote al petroliere italiano.