Abstract:
Il presente lavoro si ripropone di indagare il rapporto intercorso tra Goffredo Parise e l’arte figurativa. Prendendo spunto in particolare dal tracciato biografico e dai testi lasciati dallo scrittore, si intende metterne a fuoco l’estetica, fornendo un quadro della riflessione critica del letterato sul panorama artistico romano degli anni Sessanta e Settanta.
Particolare risalto è dato alla scelta stilistica dello scrittore di parlare degli artisti in luogo della loro arte. Concentrando il proprio sguardo sulla figura esteriore dell’artista, lo scrittore muove verso una prosa fortemente originale che si discosta in maniera significativa dall’accademismo della critica tradizionale. In un vicendevole scambio tra letteratura e pittura, lo scrittore arriva a emulare la spontaneità dell’arte.
Un’attenzione particolare è rivolta inoltre alla ricerca delle ‘immagini’ della critica d’arte di Parise, ovvero, il suo concentrarsi sugli aspetti stilistici della leggerezza, della rapidità e del dettaglio, quali immagini di un’espressione artistica fondata sulla spontaneità del sentimento.
Contemporaneamente, si cerca di legare queste considerazioni estetiche alle coeve riflessioni sulla scrittura, che proprio nell’arco degli anni presi in esame, portano l’autore a elaborare la prosa dei Sillabari. Obiettivo conclusivo della tesi, dunque, evidenziare i punti di continuità di queste riflessioni legandole nel quadro complessivo di uno sguardo che dall’arte si sposta alla vita e viceversa.