Abstract:
La decisione di intraprendere questo lavoro deriva dal voler specificare quanto trattato nella mia tesi triennale sulla mancata introduzione del reato di tortura in Italia, dato che il refoulement può esserne considerato una specificità. Il lavoro si pone come obiettivo spiegare come viene identificato il principio di non refoulement a livello internazionale e come si pone lo Stato italiano rispetto ad esso. Il primo capitolo delinea la situazione italiana, spiegando il transito del nostro Paese da Paese di emigranti a Paese di immigrazione, portando il partenariato italo-libico come esempio della collaborazione tra Stati europei e non, e infine tratteggiando la situazione recente dovuta alle operazioni Mare Nostrum e Triton nel Mar Mediterraneo. Nel capitolo successivo si definisce la categoria dei rifugiati, con i loro diritti e doveri, prevista dalla Convenzione del 1951 e protetta dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Il terzo capitolo analizza il divieto di refoulement, partendo dalle sue origini per poi identificare la sua collocazione a livello internazionale e a livello regionale-europeo, con un focus sul discorso politico italiano a riguardo, e infine delineandone i limiti di applicazione. Il lavoro si conclude con un quarto capitolo, che riguarda i diritti e doveri dei migranti, che analizza una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro lo Stato Italiano per l’applicazione del refoulement nonostante il divieto internazionale.