Abstract:
L’arte ha da sempre influenzato la visione che gli australiani hanno di se stessi, della propria società e del proprio paese. Giocando un ruolo critico nell’evoluzione dell’identità nazionale dell’Australia stessa, spaziando dalle incarnazioni iconiche di significato nazionale ed internazionale alla documentazione della vita quotidiana, le immagini hanno testimoniato, registrano e persino anticipano i cambiamenti sociali, politici e culturali del continente nuovissimo.
Attraverso una contestualizzazione non solo artistica ma anche socio-politica dell’Australia contemporanea, l’intenzione della prima parte di questa tesi non è solo quella di ripercorre alcuni dei processi storici ed artistici che hanno portato all’affermazione dell'uomo australiano bianco, virile e perfetto. Anzi: più profondamente, il suo scopo è mostrare ed indagare le modalità con cui questi meccanismi bipolari hanno definito un’identità culturale basata su movimenti esclusivi e dominanti. Si tratta di una verità forzata e forzosa che, alla fine, è implosa in se stessa favorendo un multiculturalismo che tuttavia incontra ancora delle resistenze.
L’elaborato procede quindi concentrandosi sulla rappresentazione socio-artistica di due esperienze minoritarie: una, ovvero quella aborigena, è strettamente australiana; l’altra, quella queer, è più ampiamente internazionale ma viene circoscritta e analizzata nel contesto di questo paese. Instaurando un parallelismo tra teorie e arti post-coloniali e queer che interseca a sua volta l’ibridazione relazione del concetto di decostruzione derridiana, la ricerca prosegue facendo esplodere le prospettive ed esponendo (brevemente) l’operato di otto artisti australiani contemporanei.
Intrecciando un discorso organizzato intorno alla necessità politica di godere di una visibilità mediatica, di un corpo fisico e di una memoria sociale propri, l'ultimo capitolo è infine dedicato a due pratiche artistiche individuali. Christian Thompson e Samuel Hodge sono due giovani photo-media artists che si pongono sulla scena artistica internazionale semplicemente come artisti contemporanei: né solo aborigeni, né solo queer, forse non è nemmeno più corretto distinguerli come solo australiani.
All’interno del moto di contaminazione perpetuo tra identità individuali ed identità collettive, il fine ultimo di questo studio è dimostrare come in un mondo assoggettato alle leggi della globalizzazione e della consumer culture ogni tentativo di catalogazione binaria dell’arte e delle esperienze della società che l'ha partorita risulti ormai non solo fuorviante e restrittivo, ma anche inadatto a contenere situazioni che, per loro stessa natura, sono mobili e contestate.